Gli intellettuali convertiti al pensiero unico (ma chic)

Il nuovo polo progressista controllerà il 20% del mercato: nessuno denuncia la mancanza di pluralismo. Barricate quando Mondadori salvò Rcs Libri

Gli intellettuali convertiti al pensiero unico (ma chic)

Gli intellettuali devono essere all'estero, in luoghi irraggiungibili alle moderne tecnologie. Infatti, dopo la nascita del mega-gruppo editoriale (la Repubblica, l'Espresso, La Stampa, il Secolo XIX, diciotto quotidiani locali, tre radio), tutti si aspettavano un appello contro le concentrazioni nel mondo dell'informazione. Stiamo parlando di oltre il 20 per cento del mercato, in mano a un editore, Carlo De Benedetti, che non può essere definito puro, visto che ha in tasca la tessera numero uno del Partito democratico. C'erano gli estremi per una vibrante lettera da spedirsi a la Repubblica (beh, forse è meglio un'altra testata) in cui ergersi a paladini della libertà. Niente. Silenzio assoluto, per ora. Scrittori e artisti non hanno inviato una richiesta di chiarimenti all'Antitrust, rilasciato una dichiarazione alle agenzie, lanciato un tweet virale. Che non abbiano avuto notizia della notizia che tiene banco ovunque, ovvero l'accordo tra l'Ingegnere e John Elkann, col secondo in posizione subordinata ma con un piede anche nel Corriere della Sera, almeno fino a quando non cederà le quote? Difficile crederlo. Vuoi vedere che gli intellettuali misurano la libertà con metro diverso, caso per caso, persona per persona?Qualche esempio per schiarirsi le idee. Due anni fa, il colosso (...)(...) Messaggerie (che, oltre a portare in libreria la gran parte degli editori indipendenti, controlla marchi come Longanesi, Garzanti, Guanda, Ponte alle Grazie, Chiarelettere) acquisisce lo storico rivale Pde di proprietà del gruppo Feltrinelli. Il nuovo soggetto copre circa il 56% del mercato della distribuzione libraria. Un potenziale incubo proprio per gli editori indipendenti, ai quali gli scrittori sono vicini salvo quando c'è da firmare un contratto e ritirare l'anticipo. Nessuno ha fiatato. Pochi mesi fa, Mondadori acquisisce Rcs Libri, salvandola dal fallimento. Scatta l'appello pubblicato sul Corriere della Sera. Leggiamo qualche riga: «Pur rispettando l'attività editoriale della casa acquirente ci rendiamo conto che questa fusione darebbe vita a un colosso editoriale che non avrebbe pari in tutta Europa perché dominerebbe il mercato del libro in Italia per il 40 per cento. Un colosso del genere avrebbe enorme potere contrattuale nei confronti degli autori, dominerebbe le librerie, ucciderebbe a poco a poco le piccole case editrici». I primi sottoscrittori sono 47, tra cui si contano molti autori Bompiani, marchio conteso che alla fine Mondadori dovrà vendere per venire incontro alle richieste dell'Antitrust. Tra i firmatari ci sono nomi come Dacia Maraini, Paolo Giordano, Edoardo Nesi, Sandro Veronesi, Franco Battiato. Spicca Umberto Eco che fonda, insieme con Elisabetta Sgarbi, una nuova casa editrice, La Nave di Teseo per accogliere i profughi. L'operazione è criticata perfino da Dario Franceschini (autore Bompiani e ministro della Cultura) con un tweet poco istituzionale, oltre che sbagliato: «Molto preoccupato per possibile acquisto di Rcs Libri da parte di Mondadori. Troppo rischioso che una sola azienda controlli metà del mercato».Mercoledì scorso, nasce il nuovo superpolo targato De Benedetti. Le reazioni? Intellettuali: non pervenuti. Giornali: entusiasmo alle stelle. Cito alla rinfusa. La creazione di «un gruppo leader in Europa» è segno della «buona salute dell'editoria», una «scommessa per le nuove generazioni». I manager implicati nell'accordo sono «formidabili» risanatori di conti, e rilanceranno l'intero mercato. Questo è tutto. Abbiamo presentato tre casi diversi ma gli intellettuali ne hanno sempre fatto una questione culturale (la libertà d'espressione, le differenze da tutelare, i «pesci piccoli» sbranati dagli «squali» del «neoliberismo») e non strettamente economica. Dal loro punto di vista, i problemi non dovrebbero essere così differenti.

L'autonomia delle varie testate, la forza contrattuale del nuovo gruppo, le possibili conseguenze sugli organici: devono essere questioni irrilevanti, infatti gli artisti, contravvenendo alla solerzia mostrata in precedenza, non se le sono poste. Insomma: cari scrittori, c'è ancora tempo per mettere insieme un appello. Però muovetevi, altrimenti dovremo pensare che parlate di valori ma agite in base a pregiudizio o convenienza.

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