Il fascismo dell'idea unica

Il soccorso rosso dei salotti buoni(sti)

Il fascismo dell'idea unica

Giovedì 120 attrici del Kollettivo Cinecittà hanno sottoscritto una lettera aperta contro il sistema di potere maschilista nel cinema. Domenica cento giornaliste capeggiate da un gruppo di pasionarie di Repubblica ne hanno firmata un'altra, affermando la necessità di un cambiamento della società strutturata secondo il modello maschile. Ieri mattina un manipolo di professori politicamente orientati ha lanciato un j'accuse contro la Fondazione Feltrinelli che ha invitato a parlare due studiosi «di destra», Florian Philippot e Alain de Benoist. E ieri pomeriggio sul sito di Nazione indiana la meglio intellighenzia italiana ha pubblicato un appello ai direttori di tv e giornali perché fermino il dilagare dell'odio verso le donne, i migranti, la comunità Lgbtq: basta con le parole che nei «dibattimenti» (sic) televisivi mettono in crisi l'essenza della Costituzione antifascista e democratica.

Quattro appelli di intellettuali in cinque giorni stenderebbero anche Flaiano e Longanesi. Del resto l'impegno politico, e sopratutto morale, è un appello al quale troppi rispondono senza essere stati chiamati. Ma l'intellettuale di sinistra, un tempo organico al Partito del Migliore, ora ai Salotti Buoni, può resistere a tutto, tranne che alla firma. Firmare pone dalla parte del Giusto. Che curiosamente sta spesso agli antipodi del pensiero corrente. Gli intellettuali, perfetti testimonial al contrario delle campagne sociali più delicate, sono bravissimi a indicare la strada opposta a quella percorsa dal cittadino comune. Ecco perché si ritrovano sempre soli. Ma fra di loro. Di solito alle cene dei premi letterari e ai party dei festival del cinema. Il firmamento del culturame.

Quando la politica ha il fiato corto, specialmente in campagna elettorale, ecco arrivare il soccorso rosso degli intellettuali. I nemici sono i soliti: fascismo, maschilismo, razzismo. L'appello è la continuazione della politica con altri media. E ogni volta che tutti gli intellettuali firmano la stessa cosa - compattamente solidali, a difesa dei medesimi principi, contro identici avversari, additando gli stessi pericoli - si sente profumo di pensiero unico.

Gli appelli, a parte soddisfare la vanità di chi firma e zittire chi non è gradito, servono a poco. Animati dalle migliori intenzioni morali, hanno sortito molte volte effetti ridicoli. Altre tragici. Si sa cosa accadde dopo la lettera aperta degli intellettuali contro il Commissario Calabresi nel '71. In quanto al manifesto, sottoscritto nel 2004 da decine di intellò per chiedere la scarcerazione del terrorista Cesare Battisti, fu così imbarazzante, che già poco tempo dopo ebbe più defezioni che supporter. E ricordate i professori, cantanti, scrittori che nel 2013 firmarono la lettera (dettata da Repubblica) per convincere Beppe Grillo a un'alleanza di governo col Pd? Sono gli stessi che oggi lo accusano di populismo, sessismo, sfascismo. Non importa. Appena una petizione cade nel vuoto, spunta un nuovo manifesto.

Per gli intellettuali, soprattutto in tema di immigrazione, di

minoranze, di rapporti fra i sessi, chi dissente è un razzista. Ecco perché firmano tutti, qualsiasi sia la Causa. È consolatorio. Concede un'aura di umanità. E fa gruppo, senza dissidenze. Si chiama fascismo delle idee.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica