Jovanotti scopre gli ambientalisti cialtroni

Jovanotti scopre gli ambientalisti cialtroni

E alla fine anche Jovanotti ha confessato. Gli ambientalisti non sono l'ombelico del mondo anche se credono che, dopo di loro, il diluvio. Cherubini Lorenzo, in arte Jovanotti, ha raggiunto l'età della ragione, il suo dente del giudizio duole e la sua lingua ha preso a battere su facebook; nelle ultime settimane, le critiche, le accuse, le notizie false hanno raggiunto il limite, anzi lo hanno abbondantemente superato. Il suo Jova Beach Party è diventato l'occasione per una ciurma di ecologisti per farsi conoscere e riconoscere, fottendosene del WWF e di tutte le garanzie che l'artista ha fornito sulla tutela dell'ambiente. Dunque per la salvaguardia dell'uccello fratino che ama nidificare tra le paludi ma, guarda un po' le combinazioni, anche sulle spiagge affollate, si è registrata un'alta marea di contestazioni nei confronti di Attila Jovanotti flagello di Dio che con la sua armata stava per violentare quelle dune, inquinando mari e lidi, sconvolgendo con la musica a manetta e il resto della sagra, la vita dolce dei birdwatcher che molto lavorano tra fischi e versi di allocchi, civette e assioli e fenicotteri rosa ma odiano, dunque, i fischi del popolo danzante e i versi del poeta cantante. Quindici concerti protetti dal WWF ma maledetti da non meglio identificati protettori della biodiversità, tra loro, in verità, un cognome e un nome illustri, Messner Reinhold che si era scagliato contro il party di Plan de Corones, per poi ballare di nascosto e quindi stringere la mano al barbaro milanese, altissimo, purissimo, levissimo. La montagna non ha subìto conseguenza alcuna, cosa che spesso capita quando trasmigrano turisti e pellegrini con immondizia appresso, cosa che il concertista e tutta l'organizzazione hanno invece badato a bonificare, ripulire, spazzare via, nel nome di una plastic free che è sempre cosa utile e buona, sempre che, però, non venga sostituita dall'abbandono di altri reperti organici e affini. Jovanotti ha così scoperto che dalle Alpi alle Piramidi non aspettavano altro che una sua nota, un do o un re minore, per farlo stonare e poi stanarlo addirittura sulla Primula di Palinuro che, per noi ignoranti avvelenatori, è un fiore giustamente protetto, per la sua rarità, ma fino a ieri all'insaputa di moltissimi, soprattutto di Jovanotti e della sua orchestra. Quindi la fiera dei gelati e dei panini, delle canzoni e della musica, l'invito all'amore e alla gioia di Jovanotti, hanno dovuto fare i conti con la biodiversità che è roba seria con aspetti e risvolti anche paradossali. Provate a ritrovarvi, da soli, sperduti e impossibilitati a comunicare con il resto del mondo, privi di acqua, di cibo e immaginate, in quei minuti, ore, settimane, quale possa essere il conflitto, intimo e esteriore, dunque la voglia e la necessità di rispettare il fenicottero rosa, il fratino, l'allocco e la primula. Questa è la Dio diversità, per la quale porto a testimonianza queste durissime parole: «Per quanto riguarda i ragni eremita, il mio consiglio è, sterminateli a vista.

Hanno sei occhi e otto gambe: decisamente troppi. Al diavolo la biodiversità: sarei contento di calpestare personalmente l'ultimo esemplare di Loxosceles». Non è Jovanotti, nemmeno Salvini. Trattasi di Kary Mullis, biochimico premio Nobel nel 1993.

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