Cronache

Un kalashnikov giocattolo: così la 'ndrangheta arruola i bambini

Sei misure cautelari per l'omicidio a Vibo Valentia di Salvatore Battaglia. E la lotta alla 'ndrangheta parte, anche, dai più piccoli

Un kalashnikov giocattolo: così la 'ndrangheta arruola i bambini

Un kalashnikov di legno, perfettamente realizzato ed estremamente somigliante a quelli fumanti in acciaio. Un'arma giocattolo che la 'ndrangheta utilizza per traviare, fin dalla giovane età, i bambini. Così da educarli alla malavita, alla criminalità, al culto – appunto – delle armi.

Non è una novità che gli esponenti delle varie 'ndrine "lavorino" anche in famiglia, sulle menti anche dei propri figli, per inculcare in loro la (sub)cultura mafiosa. Lo aveva recentemente spiegato il pentito calabrese Luigi Bonaventura, ex esponente di spicco delle cosche crotonesi: "Padri e zii ti indottrinano al culto della famiglia 'ndranghetista. Cominciano portandoti le armi in casa, insegnandoti a pulirle, a maneggiarle, a caricarle e magari ti fanno ripetere il 'giochino'. Poi ti fanno vedere i fucili da assalto e tu che sei piccolo ne rimani affascinato. Assisti a perquisizioni, agli arresti, ti insegnano a disprezzare le forze dell’ordine. Sono tutte cose che alla fine, da bambino, ti condizionano e ti segnano la vita...".

Nelle ultime ore, in occasione di alcune perquisizioni effettuate dai Nucleo operativo radiomobile dell’Arma dei Carabinieri di Vibo Valentia – nell'ambito dell'operazione che ha portato all’arresto di sei persone per l'omicidio a settembre di Salvatore Battaglia – i militari hanno ritrovato un kalashnikov di legno perfettamente disegnato. Un'arma giocattolo in uso ai bimbi che rende l'idea della mentalità con la quale si cresce laddove il verbo principale è quello della 'ndrangheta. Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica di Catanzaro, spiega: "Il 99% dei bambini nati nelle famiglie di ‘ndrangheta diventerà a sua volta un ‘ndranghetista. Ecco perché si sta cercando di togliere la patria potestà ai genitori conclamati mafiosi e mandare i minori lontano dalle famiglie".

Su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Gratteri, sono dunque arrivate quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere e due obblighi di dimora (così come disposto dal Gip del Tribunale di Catanzaro) per l'omicidio di Salvatore Battaglia, il ferimento alle gambe di Giovanni Zuliani. Illeso, nell'agguato, Michele Ripepi, che insieme a Zuliani è considerato responsabile di favoreggiamento personale avendo taciuto l'identità dell’autore dell'omicidio. I due, ora, devono rispondere anche di porto e detenzione abusiva di arma da fuoco.

Agli arresti domiciliari Michele Fiorillo, 32 anni, mentre obbligo di dimora nel Comune di Vibo Valentia per i fratelli Antonio e Giuseppe Francolino, accusati di favoreggiamento personale avendo omesso di riferire quanto a loro conoscenza pur avendo direttamente assistito all'azione delittuosa.

Un silenzio necessario a garantire l'impunità all’autore dell'omicidio.

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