Da via Deledda, zona residenziale di Avetrana, a via Vespucci, periferia decorosa di Copertino, sono meno di 35 chilometri. Rettilinei sconfinati, ulivi tenaci, masserie piantate come fortezze. La vicinanza geografica si fa somiglianza davanti alle due villette. La casa dei Misseri si presenta elegante e discreta, il giardino ben curato, nessun segno di pacchianeria. Ci sono le palme in un angolo e le palme tornano nel verde che precede la silhouette quasi minimalista di casa Vantaggiato. Altro che degrado, a Copertino come ad Avetrana si sentono radici profonde. E lavoro. Se chiedi al Cicles bar, dove servono un caffè meraviglioso, la risposta è corale e inevitabile: «Vantaggiato è una persona che pensava sempre a lavorare.
Non si è mai fermato a bere un caffè». Sembrano le parole, in fotocopia, di Oronzo Dimitri, il vicino di Zio Michele: «Usciva sempre alle 3 e mezzo del mattino. Tornava per pranzo. Riusciva per andare nei campi, rincasava con le lanterne, a notte fonda». Si resta quasi disorientati. Quale tarlo si è mangiato l’equilibrio di quelle case? «Ho rimesso il corpo di Sarah in macchina, allora abbiamo parcheggiato davanti alle canne», metteva a verbale poco meno di due anni fa Misseri. Adesso quel plurale malandrino e ambiguo, una porta spalancata nel Paese delle stragi impunite e della dietrologia più fantasiosa della trama di Star Trek, fa di nuovo capolino nella deposizione di Giovanni Vantaggiato: «Abbiamo messo le bombe ». E gli investigatori, che non sono più quelli di Taranto ma della vicina Lecce, ipotizzano chissà quali scenari e mascherano così la guerra fra procure e, secondo i maligni, la paura di perdere il fascicolo a vantaggio di Brindisi.
Già, qual è il movente? E ci sono dei complici? Domande che Misseri ha cavalcato meglio di un cowboy.L’ha uccisa lui,Sarah,appena più giovane di Melissa. E però usa il plurale, Miche’. Perché? Ma non sarà il «noi» che si utilizza comunemente a quelle latitudini? Un attimo. Contrordine: non l’ha ammazzata lui,è stata lafiglia Sabrina. E la mamma dormiva, o meglio «percepiva» la realtà nel dormiveglia. Ma la signora sa o no? Diciamo la verità, ci siamo persi in quel labirinto in cui s’incontrano corde, cinture, auto, compressori, fiorai visionari, ragazze morbosamente gelose. E un processo che singhiozza e balbetta come tanti processi italiani. Misseri non è credibile, e però quando l’hanno portato al pozzo in contrada Mosca, ha sollevato da solo un masso gigantesco, usato per nascondere il corpo. Siamo in un’Italia remota, per certi aspetti primitiva come il vino della vicina Manduria, tutta gocce di sudore. Facile evocare la forza fisica di Primo Carnera, come l’abbiamo visto nei cinegiornali in cui duella con mostri e campioni d’oltreoceano. Anche Vantaggiato prende per il naso e il procuratore Cataldo Motta l’ha scritto: ha assunto «un atteggiamento ai limiti dell’offesa all’intelligenza». E però, pure lui ha disegnato con la matita congegni e timer e ha spiegato per filo e per segno come si è trasformato in bombarolo. Ma il movente non viene fuori, vaporizzato nei fumi del rancore o nell’instabilità della mente o ancora nascosto nei fili che porterebbero a un fantomatico mandante.
Movente grande e movente piccolo. Difficile decifrare gli animi nella penombra. Certo, quel che là sembra il capro espiatorio piangente qua è il protagonista foderato di una glaciale indifferenza, uno che guarda «le ragazze volare per aria» e poi pensa alla barca, manco fosse della Spectre. E poi ad Avetrana si intuisce ovunque una mano femminile, qua la regia è maschile e probabilmente pure il bandolo della routine domestica. Ma tutti e due offrono una spiegazione corta. Ferocia e indifferenza a Copertino. Ferocia e protezione del nido ad Avetrana. Se si azzarda il paragone, si vedrà che Vantaggiato è un po’ il fratello evoluto di Misseri. Il culto del lavoro, con il gasolio al posto del grano, la casa, l’agiatezza. La «roba», come la chiamava Giovanni Verga nei suoi racconti.La roba può diventare un’ossessione, deformare i lineamenti e i pensieri, trasformarli in una macchina di morte.
Così come per difendere quel patrimonio sacro e tramandato che è la famiglia ci si può addossare quel che non si è fatto. Trentacinque chilometri e due anni dopo, la giustizia rischia di arenarsi ancora. Davanti a una confessione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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