L’allarme dei logopedisti italiani: "La disabilità in età scolare è doppia nei bambini stranieri"

Secondo i dati del Miur in Italia ci sono 800 mila studenti stranieri di cui 300 mila fra i 6 e i 12 anni

L’allarme dei logopedisti italiani: "La disabilità in età scolare è doppia nei bambini stranieri"

Tra il 2016-2017 si è arrivati a una percentuale di disabili stranieri pari al 9,4% degli alunni che frequentano i diversi gradi delle scuole primarie e secondarie italiane. A dirlo è il Ministero dell’Università e della ricerca. Una percentuale elevata, più che doppia rispetto agli studenti italiani - che non supera il 4% - e che va ad incidere soprattutto sulle varie forme del linguaggio: disturbi dell'eloquio (come le balbuzie), disturbi della letto-scrittura, ipoacusie, ritardi cognitivi. Lo rivelano i logopedisti presenti al XII Congresso della Federazione Logopedisti Italiani, in corso a Palermo.

Inoltre, sempre secondo i dati del Miur, in Italia ci sono 800 mila studenti stranieri di cui 300 mila fra i 6 e i 12 anni, un dato che "pone delle riflessioni importanti sull'integrazione di ragazzi provenienti da altre culture e sull'assistenza sanitaria che spetta loro di diritto".

Gli esperti aggiungono: "Se mal curati, questi bambini rischiano un isolamento totale con tutti i rischi legati a una mancata integrazione e alla permanenza ai margini della società. Una volta intrapreso il percorso terapeutico di tipo multidisciplinare, si può pensare anche ad una integrazione con la Comunicazione Aumentativa ed Alternativa, da inserire però all'interno di un contesto di cura già consolidato. Anche gli interventi logopedici vanno affrontati con un approccio più complesso e multiprofessionale, tenendo conto delle barriere linguistiche e culturali che si frappongono tra pazienti e terapeuti. Infatti i bambini stranieri sono spesso migranti non accompagnati, per i quali manca la possibilità di formulare anche una anamnesi familiare".

La presidente dei logopedisti italiani, Tiziano Rossetto, avvisa: "Generalmente occorrono due anni di permanenza in un Paese per raggiungere una buona capacità conversazionale, ma se dopo sei mesi di permanenza in Italia il bambino non è per niente in grado di esprimersi in italiano, è necessario un approfondimento.

Bisogna partire prestando attenzione innanzitutto a come il bambino parla nella sua lingua madre; per questo bisogna parlare con i genitori ed eventualmente coinvolgere anche interpreti che possano confermare o smentire le difficoltà. In caso affermativo, è di fondamentale importanza intervenire tempestivamente con un logopedista che faccia una attenta valutazione della situazione".

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