Coronavirus

Il giallo dei tamponi ai medici: "Quei risultati attesi da un mese"

Il giallo dei tamponi: "L'ultimo test è stato fatto più di un mese fa". I medici avvertono: "Basta un contagiato e si torna a tutto ciò che stiamo vivendo"

Il giallo dei tamponi ai medici: "Quei risultati attesi da un mese"

Circa 180 camici bianchi, tra medici di base e pediatri del Lodigiano, stanno continuando a lavorare per garantire supporto a coloro che sono a casa in convalescenza o presentano sintomi sospetti da Coronavirus. A preoccupare però è un fatto agghiacciante: il primo (e unico) tampone risale al 25 febbraio. Una situazione aberrante che è stata denunciata da Massimo Vajani in prima persona: "La mia è una battaglia che continua da settimane. Serve assolutamente effettuare i tamponi a tappeto per tutti i medici e i pediatri del territorio". L'ultimo controllo è stato effettuato più di un mese fa, a pochi giorni dal primo caso del paziente 1 a Codogno che risale al 21: "È troppo poco perché solo nell'ultimo mese abbiamo continuato a lavorare senza sapere se eravamo contagiosi o meno in un territorio, come quello Lodigiano, dove potenzialmente tutti possono aver contratto il virus".

Il presidente dell'Ordine dei medici di Lodi ha espresso dubbi sui medici di base nella provincia epicentro del contagio da Covid-19 in Italia: addirittura in molti non avrebbero ricevuto neanche l'esito del primo test "per la grande confusione che nei primi giorni dell'emergenza ha colpito i laboratori di analisi".

"Preoccupati per la riapertura"

Come riportato da Il Giorno, i medici sono piuttosto allarmati in vista di una possibile imminente ripresa delle attività, ovvero quando il governo stabilità l'entrata nella fase 2: bisognerà convivere con il virus e far ripartire gradualmente il Paese. Inevitabilmente diverse persone dovranno rivolgersi ai medici di base per chiedere i certificati per poter tornare a lavoro dopo il periodo di malattia: "Solo chi è negativo a due tamponi consecutivi può ritenersi guarito dal Coronavirus. Se questi test però non vengono fatti come facciamo?". I rischi sono ovviamente seri e concreti: "Anche un solo caso positivo può far ripartire tutto quello che abbiamo vissuto nell'ultimo mese. A rischio ovviamente c'è la salute di tutti".

Intanto continua ad aumentare il numero degli operatori sanitari infettati: ieri vi abbiamo parlato del grido d'allarme dei camici bianchi, che lamentano pochi tamponi e risultati in ritardo. La situazione surreale è stata sollevata da un medico del pronto soccorso dell'azienda ospedaliera dell'ospedale Sant'Antonio di Padova: "Siamo a poco meno di 2mila tamponi. Non possiamo più tollerare inerzie o sottostime del rischio, né giocare con procedure così delicate come la sorveglianza".

Anche perché ogni giorno in più rappresenta "un pericolo per il sanitario, i suoi famigliari, i pazienti".

Commenti