Coronavirus

L'allarme per i lavoratori: "Cassa integrazione? Così non arriverà prima di giugno"

I vincoli delle Regioni e la valanga di domande rallentano i tempi: "Serve una drastica semplificazione, gli strumenti devono cambiare"

L'allarme per i lavoratori: "Cassa integrazione? Così non arriverà prima di giugno"

"Percorsi rapidi per la cassa integrazione e per i bonus". Ma siamo sicuri che i lavoratori potranno beneficiare delle misure previste entro tempi ragionevoli? Non è affatto positivo Enzo De Fusco, che guida un grande studio di consulenti del lavoro e di avvocati giuslavoristi: "Cominciamo col dire che noi stiamo affrontando un’emergenza senza precedenti con gli strumenti e le procedure di sempre". La soluzione di partenza è chiara: "Ci vorrebbe una drastica semplificazione". Perché si prende la Cig in deroga: "Quella cui hanno diritto anche i datori di lavoro con un solo dipendente". Gli interlocutori della procedura sono la Regione o le Regioni ("nel caso l'azienda sia più grande e abbia lavoratori sparsi sul territorio"), e l'Inps. Ma l'allarme lanciato è serio: "Se non si semplificano le procedure potrà arrivare nelle tasche dei lavoratori non prima della fine di maggio".

Intervistato dal Corriere della Sera, De Fusco ha spiegato nel dettaglio l'iter: tutto parte dal datore di lavoro che contatta il consulente, il commercialista o la sua associazione di riferimento, comunicando i dati di ogni singolo dipendente "che intende mettere in cassa e per quanto tempo". A quel punto bisognerebbe mandare la richiesta online alla Regione di riferimento, che però "ha posto dei vincoli da rispettare spesso superiori a quelli previsti dal decreto legge e dalla stessa circolare Inps". Entro 48 ore bisogna trasmettere il decreto di autorizzazione all'Inps una volta emesso, "ma non ha nessun termine per esaminare la domanda e per emettere lo stesso decreto".

L'iter infinito

La procedura può considerarsi ultimata? Macché! L'Inps - dopo aver esaminato il provvedimento della Regione - emette il decreto di pagamento ma "non ci sono termini da rispettare". Il decreto viene poi mandato al datore di lavoro che a sua volta "compila il modello SR41 con una serie di dati relativi ai dipendenti, compreso l’Iban sul quale verrà versato l’importo della cassa integrazione". In media per la cassa ordinaria servono 30 giorni, ma in questa fase di assoluta emergenza le richieste "si sono moltiplicate di almeno dieci volte".

Ora però l'Abi, le imprese e i sindacati stanno negoziando una convenzione per far anticipare i soldi alle banche, che poi li restituirà l'Inps: si tratta di un accordo già utilizzato nel 2009 durante la crisi finanziaria, ma oggi potrebbe non funzionare "perché imporrebbe a milioni di lavoratori di aprire una linea di credito direttamente con le banche fornendo molti dati".

Invece il percorso potrebbe risultare più semplice se il credito "fosse concesso direttamente al datore di lavoro il quale è già in possesso di tutti i dati per procedere velocemente al pagamento".

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