Distanze e mascherine: ecco la "bomba" Lampedusa

Il segretario generale del Sap, Stefano Paoloni, racconta a IlGiornale.it la difficile situazione che vivono i poliziotti dentro l'hotspot: "Per loro i rischi sono sempre più alti"

Distanze e mascherine: ecco la "bomba" Lampedusa

Si fanno sempre più difficili le condizioni dentro l’hotspot di Lampedusa a causa del sovraffollamento dei migranti. La situazione è degenerata creando problemi sia sul fronte sicurezza sia su quello sanitario. Questo vuol dire rischio per l’incolumità non solo dei migranti ma anche di chi lavora dentro la struttura. A denunciare su IlGiornale.it quello che accade dentro l’hotspot di contrada Imbriacola è il segretario generale del Sap Stefano Paoloni il quale racconta di uno stato di grande difficoltà per le Forze di polizia. “I poliziotti – afferma Paoloni – svolgono il loro servizio in promiscuità con i migranti dentro l’hotspot. Non c’è la possibilità di rispettare le distanze dal momento che gli ospiti della struttura sono tanti e le tensioni sono sempre all’ordine del giorno”.

Attualmente dentro il centro di accoglienza ci sono circa 1400 migranti ed è impossibile pensare ad un loro trasferimento a causa delle pessime condizioni meteo che rendono le acque impraticabili. Dunque la loro quarantena dovrà continuare in quegli spazi ristretti con tutte le conseguenze che ciò determina. Il segretario generale del Sap ci spiega come nascono le continue tensioni fra i migranti per le quali è necessario l’intervento della polizia. “Il personale della cooperativa che lavora nella struttura – afferma Paoloni – è insufficiente a gestire quei numeri. Questo ha l’effetto di non poter dare subito risposta alle esigenze degli ospiti i quali, in tutta risposta, iniziano ad agitarsi e creare tensioni. Nel momento in cui sorgono le proteste, gli agenti devono intervenire per riportare la calma. Tradotto in termini di praticità vuol dire stretto contatto con i migranti, alcuni dei quali non indossano nemmeno la mascherina”.

Il rischio c’è ed è evidente e, il personale di polizia, lavora osservando anche turni estenuanti perché i continui sbarchi non lasciano tregua e a ciò si aggiungono i problemi dell’hotspot. Un vicolo cieco che non lascia margini di respiro ma che non può proseguire a lungo termine: “ Quello che vivono i poliziotti – chiarisce Stefano Paoloni – è una situazione che preoccupa non poco. Non è possibile lasciare le cose così come stanno. Loro sono allo stremo delle forze e col rischio continuo di entrare a contatto con il Covid e, in particolar modo con la variante Delta”.

Il segretario generale del Sap auspica in un intervento del governo di Roma per poter migliorare la situazione: “È assolutamente necessario che la politica si faccia sentire – ci dice – ma non con le parole, bensì coi fatti. Abbiamo bisogno di azioni concrete che possano permettere ai poliziotti di lavorare nelle migliori condizioni possibili. Non possiamo più aspettare”.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica