Donne straordinarie

"Mescolarsi al mondo con un clic". L'anima inquieta di Letizia Battaglia

La sua città, che ha voluto raccontare soprattutto attraverso la narrazione delle sue donne, la lotta sociale per affermarsi come professionista, la mafia sanguinaria. Tutto questo è racchiuso negli splendidi scatti della fotografa palermitana

"Mescolarsi al mondo con un clic". L'anima inquieta di Letizia Battaglia
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"Ho paura che quando io non ci sarò più i miei negativi vengano trovati a terra, che vengano schiacciati. Sogno spesso che volino per aria". Letizia Battaglia è stata non solo fotografa ma anche testimone e narratrice di avvenimenti storici, spesso tragici. Con i suoi scatti ha saputo raccontare e allo stesso tempo rivendicare le figure che avrebbero dovuto essere tutelate, ma che spesso venivano dimenticate: le donne e i bambini.

Le sue rivoluzioni

Letizia Battaglia nasce a Palermo il 5 marzo 1935 e inizia la sua carriera nel 1969 come collaboratrice del giornale L'Ora. Il 1971 è un anno di cambiamenti in ogni aspetto della sua vita: per la prima volta Battaglia lascia la sua amata Palermo e si reca a Milano assieme alle due figlie. Lì visita varie redazioni per proporre i suoi articoli ma la risposta che riceve è sempre uguale: senza fotografie non si fa niente. Non si dà per vinta, inizia a scattare con una piccola macchinetta da autodidatta e scopre la sua vera grande passione. Prima di quella rivelazione era solo “un’anima inquieta”. Sono infatti proprio i suoi scatti a darle una seconda chance, con essi si sente rinata e compresa, soprattutto da se stessa.

Seguono anni di crescita personale e formativa, incontra le personalità più carismatiche di quei tempi come Pasolini e Fo con cui inizia alcune collaborazioni. Nel 1974 ritorna a Palermo. È felice di essere nuovamente nella sua terra e poterla raccontare finalmente dal suo punto di vista. Ormai ha tutte le facoltà per farlo. Qui crea con il fotografo e compagno, Franco Zecchin, l'agenzia "Informazione fotografica" frequentata da Josef Koudelka e Ferdinando Scianna. Dal 1974 comincia a documentare la carneficina della sua città, oltre mille morti nella guerra tra clan. C'è solo un problema: è una donna e dunque, secondo la mentalità di allora, il sesso debole, da proteggere di fronte agli orrori della violenza. "Non mi facevano passare per fotografare. L'unico a concedermelo fu Boris Giuliano, da allora tutti mi diedero il permesso".

Letizia Battaglia

La tragedia però non è l'unica protagonista dei suoi scatti: ama fotografare le donne, i bambini, i riti, le tradizioni, i vicoli. Negli anni '80 crea il "Laboratorio d'If" dove si formano fotografi e fotoreporter, un'innovazione per quei tempi. Ma le rivoluzioni non finiscono qua, perché nel 1985 è la prima donna europea a ricevere il premio Eugene Smith a New York. “Con questo premio è cambiata la concezione che avevo di me perché prima di allora nessuno mi aveva lodata. Questa svolta mi ha dato la carica per continuare”.

I corpi delle donne e i volti delle bambine

Non oggetto di desiderio sessuale ma arma per un riscatto sociale. Così Letizia ha sempre concepito il corpo delle donne che fotografa rigorosamente nude. Non è solita farle mettere in posa, il suo intento non è quello di compiacere ma di rivelare. “Ai miei tempi nessuno avrebbe accettato di farsi fotografare senza vestiti, oggi invece vengono da me e me lo chiedono. Trovo che questo sia molto bello”. Il corpo come lotta per l'emancipazione e di rivendicazione, simbolo anche di un cambiamento generazionale. Niente di perfetto, come non lo erano tecnicamente i suoi scatti, ma piuttosto un'interpretazione della forza e della debolezza dell’essere umano.

"Tutta la mia vita fa riferimento a una scena: ero piccola e un uomo mi si palesa e comincia a masturbarsi. Io non sapevo nulla del sesso. Ero come le altre bambine che sognavano l'amore e di essere principesse. Da quel momento persi l'idea di libertà per sempre". Non appena accaduto il fatto, corre a dirlo ai suoi genitori, è spaventata e confusa, non ha capito il senso di quel gesto. A quelle dichiarazioni il padre reagisce in un modo che la segnerà per tutta la vita: la chiude all'interno di una stanza e lì, reclusa, Letizia sogna per la prima volta di evadere. Talmente è forte questo suo desiderio da spingerla a sposarsi a 16 anni, ma questo episodio non fa che peggiorare la situazione.

Il matrimonio è un inferno, non si sente adeguata a fare la moglie e la mamma. L'unico spiraglio di luce lo vede dopo molti anni con la sua prima macchina fotografica, l'unico oggetto che le permette di andare oltre e altrove. "Con questa cosuccia ho impostato una vita mia, felice e libera, indipendente. Posso esprimermi e raccontare il mondo e me stessa. È stata una fortuna incontrarla". L'episodio di molestia ha scattato in lei un duplice scopo: quello di fuggire via rimanendo ancorata alle realtà più disumane di Palermo e quello di salvare le "sue bambine". I volti innocenti fanno spesso parte dei suoi ritratti, in loro vede se stessa e quell'ingenuità rubata.

Letizia Battaglia

La Città

“La Città di Palermo l’ho amata e odiata: la mia Palermo fa puzza e questo mi piace molto – aveva dichiarato la fotografa durante un’intervista - È la Palermo che io amo, quella del centro storico: quella dei quartieri 'bene' non mi interessa, non ci vado, non ho amici da quelle parti. Palermo puzza splendidamente, è il motivo per cui non riesco a lasciare questa città: la sua potente decadenza che tenta di rialzarsi continuamente”.

In diciannove anni Letizia Battaglia racconta il bello e il brutto, la miseria e lo splendore di Palermo. Nel tempo molte personalità hanno cercato di estrapolare l'oro dalla ristrettezza, soprattutto nei tempi più difficili legati a una mafia senza scrupoli. Alcune di queste però hanno ceduto arrendendosi e sono andate via. Troppe cose non andavano e non vanno tutt'oggi. Lei invece è rimasta fino alla fine dei suoi giorni, ancorata a una terra che fa male quando colpisce ma che sa regalare meraviglie quando la si guarda da un punto di vista differente.

I luoghi del sangue

Un appellativo che ha mal sopportato durante tutta la sua vita è stato quello di “Fotografa della Mafia”. Nonostante la crudeltà di Cosa Nostra sia sempre stata in primo piano tra i suoi scatti, darle un'importanza che non meritava non è mai stata la sua priorità. Lo era invece combatterla scuotendo la coscienza della gente. La sua era una cronaca da raccontare quanto fosse velenosa, quanto dolore provocasse e quanto fosse insediata tra le piccole e grandi realtà.

Nel 1979 riesce ad avvicinarsi a Leoluca Bagarella, soprannominato “Don Luchino”, affiliato al Clan dei Corleonesi e artefice di molti omicidi tra cui quello di Boris Giuliano. Durante il suo arresto lei è in prima fila e si trova faccia a faccia con un uomo dagli occhi di ghiaccio. Sfrutta il momento e scatta un'unica foto nel momento esatto in cui il mafioso sta per uscire dalla questura scortato dai carabinieri. Un attimo dopo Letizia si trova a terra dopo aver ricevuto un calcio violento dal Bagarella infastidito. Lei ruzzola a terra, ma lo scatto è salvo.

Tra le sue opere più celebri c’è senza dubbio quello che ritrae la scena straziante di un giovane Sergio Mattarella mentre cerca di tirare fuori dall’auto il cadavere del fratello, Piersanti, trivellato dai colpi della mafia il 6 gennaio 1980. È un caso che lei si trovi poco distante dal luogo della tragedia. In quel momento è lì con la sua inseparabile macchina fotografica e non ci pensa due volte a far partire quel click che ha permesso di imprimere per sempre questo momento.

Quando viene a sapere della morte di Giovanni Falcone invece non vuole andare sul luogo della strage. Il sentimento di riconoscenza che lei ha nei confronti del giudice è troppo forte per recarsi tra le macerie. La stessa accade dopo che i giornali cominciano a parlare della morte di Paolo Borsellino. Letizia si trova lì, sul luogo della tragedia, ha la macchina in mano, è come bloccata. Del corpo smembrato del magistrato è rimasto ben poco e non è giusto per lei ricordarlo così, le sembra un'ennesima violenza. Da quel giorno finisce di fotografare l’orrore, troppo dolore per lei.

Letizia Battaglia

Letizia Battaglia muore il 13 aprile del 2022 a 87 anni. Nelle ultime interviste, con i suoi capelli rosa, era consapevole che il suo corpo stava cedendo come un soldato che è stato per troppi anni in guerra e adesso chiede solo il riposo. La sua mente, però, è rimasta lucida fino alla fine e il suo pensiero andava sempre alle sue fotografie. La sua preghiera costante era quella di averne rispetto anche dopo la sua morte, perché racchiudono una parte di lei, la sua anima.

“Non basta avere una macchina fotografica, dietro la macchina fotografia ci sei tu, e tu, con tutta la tua ricchezza che hai dentro, ti mescoli al mondo con un semplice click”.

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