L'Antitrust boccia la "tassa sulle rimesse degli immigrati"

Il Garante considera "discriminatorio" il prelievo dell'1,5% sui money transfer: "Concorrenza violata". E chiede modifiche

L'Antitrust boccia la "tassa sulle rimesse degli immigrati"

Si mette di traverso il Garante della concorrenza e dei consumatori: nel mirino, tra le novità introdotte dal governo gialloverde, c'è la tassa dell'1,5% sui money transfer, sistema utilizzato dagli immigrati per mandere i soldi nel Paese di provenienza. Da qui il nome di "tassa sulla rimesse dei migranti".

La norma, contenuta nel decreto fiscale 2018, è stata contestata dall'Antitrust che la definisce "ingiustificatamente discriminatoria", visto che è diretta esclusivamente ai money transfer. Questi, infatti, secondo il Garante, sarebbero stati colpiti dal fatto che non possono assicurare ai loro clienti offerte competitive rispetto a banche e Poste, non coinvolte dalla nuova tassa che - scrive l'Antitrust - ridurrebbe pure "il grado di trasparenza sulle condizioni economiche praticate per il servizio di rimesse di denaro".

Secondo quanto scrive Repubblica, che riporta la nota inviata dal Garante al governo, l'Antitrust avrebbe contestato questa riduzione di trasparenza e chiede "opportune modifiche" in modo da eliminare le criticità riscontrate.

Il balzello gialloverde aveva già scatenato le proteste dei buonisti di ogni ordine e grado. L'imposta dell'1,5% si applica su tutte le operazioni che superano i 10 euro, ad esclusione di quelle con fini commerciali. Già la sinistra l'aveva definita "discriminatoria" perché avrebbe colpito soprattutto gli immigrati che inviano i risparmi alle famiglie nei Paesi d'origine. Ma c'è un motivo se la norma è stata pensata.

Chi l'ha ideata, infatti, l'ha difesa sostenendo che sia un modo per trattenere nella casse italiane parte di quei guadagni che, realizzati nel Belpaese, poi prendono la strada per l'estero (senza dunque essere spesi nelle attività commerciali nostrane). Trasferimenti che, secondo la Fondazione Moressa, nel 2018 valevano qualcosa come 5 miliardi di euro.

La ratio della norma inserita del dl Fiscale era stata spiegata già ad agosto dell'anno scorso, quando i leghisti Giorgetti, Saltamartini, Molteni e Fedriga presentarono una proposta di legge per aiutare le famiglie italiane.

In quel ddl si pensava all'introduzione di una "imposta di bollo sui trasferimenti di denaro all'estero effettuate dalle apposite agenzie” pari al 3% sull’importo "trasferito con ogni singola operazione, con un minimo di prelievo pari a 5 euro". Il tutto per garantire un "assegno di cura e di custodia per sostenere le famiglie nelle spese necessarie all'assunzione" della baby sitter.

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