Cronache

L'arma, il luogo e il raptus: quello che non torna nell'omicidio della piccola Elena

La madre parla di una sorta di raptus che l'avrebbe colta durante l'omicidio ma per i carabinieri l'uccisione della bimba è stata premeditata

L'arma, il luogo e il raptus: quello che non torna nell'omicidio della piccola Elena

Sono ancora tanti, troppi, i punti oscuri della morte di Elena Del Pozzo, la bambina di quasi 5 anni uccisa dalla madre, Martina Patti, che ne ha confessato l'omicidio. La donna si trova in carcere, in una cella di isolamento controllata a vista 24 ore su 24 per evitare che commetta gesti estremi, in attesa dell'interrogatorio del giudice. Ha detto di averla uccisa nello stesso luogo in cui la bambina è stata ritrovata, un campo distante poco più di 500 metri dall'abitazione di Mascalucia dove viveva con sua madre. La donna avrebbe anche tentato di occultarne il cadavere, nascondendolo dentro 5 sacchetti della spazzatura e gettandolo in un fosso, per poi ricoprire il tutto con terra e cenere lavica.

Nonostante gli inquienti ipotizzino che dietro l'uccisione della bambina ci possa essere la gelosia nei confronti del padre, che da tempo si era rifatto una nuova vita, l'assassinio resta ancora senza un perché. "Ha agito come se non fosse lei, come se avesse avuto una forza sovrannaturale alla quale non ha potuto resistere e non c'è stato un pensiero che l'ha potuta frenare", ha spiegato l'avvocato Gabriele Celesti, che incontererà Martina Patti solo domani, prima dell'interrogatorio di garanzia davanti al Gip per la convalida del fermo. L'indagata aveva da prima denunciato un fantomatico rapimento da parte di una banda armata e incappucciata, che aveva subito destato qualche sospetto negli investigatori. Solo sotto la pressione dell'interrogatorio la Patti ha confessato l'orrendo delitto.

"Il luogo di commissione del delitto e l’eventuale coinvolgimento di altre persone nella commissione del reato o nell’occultamento della salma restano ancora temi di approfondimento investigativo", ha dichiarato Salvatore Mancuso, comandante della Prima sezione del nucleo investigativo dei carabinieri di Catania. Le domande che ancora aspettano una risposta, infatti, sono numerose. Qualcuno ha aiutato Martina Patti a compiere l'omicidio? C'era qualcuno quando la donna ha occulato il cadavere della figlia? È possibile che nessuno si sia accorto di niente?

Le maestre dell'asilo che lunedì hanno consegnato la bambina tra le braccia della madre, prima che questa la uccidesse, non segnalano segni di disagio nella piccola e nella famiglia: "Noi vedevamo una famiglia attenta e premurosa". Eppure, per i carabinieri la donna avrebbe premeditato l'omicidio della bambina. E durante l'interrogatorio sarebbe stata impassibile, tranne cedere dopo le contestazioni che le sono state mosse. Una verità che non coincide con le dichiarazioni della donna di essere stata in preda a un raptus durante l'atto delittuoso.

Le ammissioni della donna sul luogo del delitto e sull'arma sono tutte da verificare e saranno i prossimi accertamenti a mettere dei punti fermi.

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