Cronache

Quindicimila virus nuovi: cosa ci aspetta nei prossimi 5 anni

Secondo una ricerca il riscaldamento globale aumenterà lo scambio di virus tra le specie. Cosa rischia l'uomo

Quindicimila virus nuovi: cosa ci aspetta nei prossimi 5 anni

Chi pensa di aver ormai abbandonato il Covid-19 ha poco da stare allegro. Entro il 2027 potrebbero arrivare ben 15mila nuovi virus. La colpa sarebbe in particolare da attribuire al cambiamento climatico. Non solo i pipistrelli, ma anche altre tantissime specie di mammiferi e di uccelli sono conosciute per essere portatrici di virus. In più, con il cambiamento climatico questi animali potrebbero cambiare il loro habitat e arrivare a occupare altre zone, entrando in contatto con altre specie portatrici di altri virus. Questi ultimi potrebbero mutare fino ad aggredire una nuova specie e via via arrivare all’uomo. Se la temperatura dovesse aumentare di circa un paio di gradi rispetto a quella attuale, entro il 2027 potrebbero emergere ben 15mila nuovi virus, contro i 10mila che ci sono oggi in circolazione.

La ricerca

A lanciare l’allarme è il biologo Colin Carlson, che ha coordinato lo studio dell'americana Georgetown University. La ricerca, che è stata pubblicata sulla rivista scientifica Nature, sottolinea infatti che in futuro potrebbe esserci una spinta a nuove generazioni di virus, in grado di veicolare malattie mai conosciute fino a questo momento. Inoltre, i virus futuri potrebbero costituire una minaccia per la salute animale, causando epidemie pericolose per i nostri allevamenti. La ricerca è partita dall'analisi del modo in cui le zone geografiche al momento popolate da 3.870 specie di mammiferi potrebbero diversificare in relazione a mutevoli scenari da oggi al 2070. Attraverso un modello relativo alla trasmissione di virus fra specie a un sottoinsieme di 3.139 animali, i ricercatori hanno elaborato una previsione sulle opportunità future di scambi di virus fra le specie. Questi mix biologici possono avvenire ovunque, ma è più facile che si verifichino in quelle aree densamente popolate dagli esseri umani, come per esempio l'Africa tropicale e il Sud-Est asiatico.

Le aree più a rischio

Come in passato, secondo gli autori della ricerca i principali protagonisti di queste contaminazioni potrebbero essere ancora i pipistrelli, considerati un contenitore naturale di virus potenzialmente capaci di essere trasmessi all'uomo. Da tenere presente che sono le regioni tropicali quelle nelle quali attualmente ha origine la maggior parte delle malattie infettive che possono essere trasmesse dagli animali all'uomo. La ricerca prevede che gran parte della nuova trasmissione del virus si avrà quando le specie si incontreranno per la prima volta mentre si spostano in luoghi più freddi a causa dell'aumento delle temperature. Questo si verificherà più spesso in quegli ecosistemi che sono ricchi di specie ad alta quota, in particolare nelle aree dell'Africa e dell'Asia, e nelle aree densamente popolate dagli esseri umani, tra cui la regione africana del Sahel, l'India e l'Indonesia.

Supponendo che il pianeta si riscaldi di non più di 2 gradi al di sopra delle temperature preindustriali di questo secolo, il numero di incontri per la prima volta tra le specie raddoppierà entro il 2070, creando, come asserisce lo studio, connessione di trasmissione del virus.

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