nostro inviato a Verona
Il gruppo Volkswagen ha appena archiviato un nuovo anno record e si prepara ad affrontare con la sua potente artiglieria le prossime sfide. Massimo Nordio, ad della corazzata Volkswagen Group Italia, è reduce dalla raffica di lanci al Salone di Ginevra.
Tra le vostre novità viste a Ginevra quale l'ha affascinata di più?
«Ogni marchio ha un prodotto che mi affascina, come la Fabia Wagon. Audi R8 e Q7 sono prodotti pazzeschi. Poi ci sono le nuove Volkswagen Touran e il Suv, 20V20 di Seat, che spero arrivino presto. Tutti modelli che hanno in comune un design molto emozionante».
E tra i concept?
«La Gea di Italdesign».
La sfida «premium» all'interno del vostro gruppo.
«In Italia, in generale, si nota una tendenza verso l'alto di gamma. Ci sono le case di volume che cercano di puntare al cliente del premium perché è disposto ad affrontare un livello di spesa più elevato. Inoltre, i marchi premium offrono ora modelli anche più piccoli».
Ci sono rischi di cannibalizzazione all'interno del Gruppo Volkswagen?
«Direi proprio di no. La sovrapposizione è minima e i posizionamenti sono definiti molto bene. Audi nel premium, Volkswagen rappresenta il top di gamma dei generalisti, koda il miglior rapporto qualità/prezzo disponibile sul mercato, Seat l'anima giovane e sportiva del Gruppo».
Quale mandato ha ricevuto dal quartier generale di Wolfsburg?
«Di puntare su performance, volumi di vendita, quote di mercato e riduzione dei costi. E di continuare la ricerca di un'organizzazione sul territorio efficiente, sia nostra sia della rete commerciale».
Come è presente il Gruppo Volkwagen in Italia?
«È composto da tante realtà: possiede il centro di eccellenza per lo stile, Italdesign Giugiaro, due stabilimenti Lamborghini e Ducati oltre alla nostra azienda qui a Verona che rappresenta i marchi Volkswagen, Audi, Seat, koda e Volkswagen Veicoli Commerciali».
Quale contributo date all'economia del Paese?
«Avviene grazie all'acquisto di componenti oltre che a numerosi posti di lavoro. Per le risorse umane esiste infatti un coordinamento tra aziende che mira a creare percorsi di carriera e sviluppo attraverso esperienze anche nelle società consorelle e all'estero» .
La rete dei concessionari?
«È variegata e complicata visti i 5 marchi, inclusi i commerciali. Siamo in una fase di maturazione diversa rispetto a ogni marchio: le reti di Seat e koda crescono come dimensione per sfruttare il potenziale dei due marchi; per Volkswagen e Audi c'è un consolidamento».
Più richieste di acquisto o di possesso per un'auto?
«Le formule di offerta nuove devono ancora prendere piede. Comunque, il possesso va crescendo».
koda, insieme alla Dacia di Renault, sono stati i marchi rivelazione del 2014.
«koda non è sinonimo di low cost : da quando è entrata a far parte del Gruppo Volkswagen ne condivide tecnologie e piattaforme e, quindi, gode anche dell'alta qualità produttiva. La differenza la si fa con altri elementi che ne determinano un prezzo più attraente. Se esiste ancora un po' di percezione low cost lavoriamo per eliminarla del tutto. Il nostro obiettivo adesso è aumentare la notorietà».
Seat avrà un futuro? Se ne sentono tante...
«Leon è stata un buon successo e ora continueremo con la nuova Ibiza e una famiglia di Suv che posizionerà il marchio come generalista di grande qualità».
La Google-car: che ne pensa?
«Sulla guida autonoma ci stiamo lavorando anche con Audi. Il punto d'arrivo è quello di dare un servizio in più al cliente, liberandolo in alcuni momenti della necessità di guidare».
Non si sta esagerando con l'auto super connessa?
« Ognuno di noi vuole essere connesso in auto come quando è a casa, in ufficio o a passeggio».
Lei ha guidato Ford Italia, Toyota Italia e ora è al vertice di questo gruppo. Che cosa ha appreso?
«Ho imparato molto da tutte queste esperienze. Ford è sinonimo di marketing, Toyota di attenzione maniacale al cliente, Volkswagen vuol dire amore e passione ingegneristica per l'automobile».
Che cosa si attende dalla «nuova» Alfa Romeo?
«Sono curioso di vedere questo nuovo prodotto. C'è molta aspettativa anche da chi, come noi, ci dovrà competere».
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