È la nemesi grillina. Gli alfieri del voto palese, grazie a un imprevisto voto palese, si sono palesati per quello che sono realmente: dei parolai. Dopo avere ossessionato per anni il dibattito politico con il vaccino della trasparenza (unico vaccino che loro, antiscientisti di professione, vorrebbero somministrare) finiscono sputtanati da se stessi. E si è capito che per loro la trasparenza è una cosa spontanea come un selfie di Chiara Ferragni: studiano per ore la posa che li renda il più naturali possibile. Ma appena qualcosa va storto e li prendi alla sprovvista, cambia tutto. E così è stato ieri alla Camera, quando un errore di Laura Boldrini, ha messo alla berlina i deputati pentastellati (e non solo). Caduto il sipario del voto segreto, sul tabellone che troneggia nell'emiciclo, è andata in scena la solita farsa. Protetti dall'anonimato i parlamentari grillini fanno quello che gli pare, anche il contrario di quello che dicono. Cioè votare l'opposto di quello che si era assicurato in Commissione. Non appena le pareti della «casa di vetro» del Movimento si appannano si comportano come tutti gli altri. Pure peggio. Perché, farsa nella farsa, erano stati ampiamente istruiti via whatsapp su come comportarsi per apparire integerrimi. Roba da attori consumati: riprendersi con il telefonino durante l'operazione e non lasciare dubbi su eventuali trucchetti da prestigiatore della prima Repubblica votando con un solo dito. Probabilmente il dito era il medio...
Ma quello che sembra un banale scivolone parlamentare su un emendamento marginale, è in realtà una crepa che permette di sbirciare oltre l'artefatta maschera pentastellata. E c'è una galassia di contraddizioni. L'ipocrisia di chi nel nome di un'iper-legalità compie un atto illegale: filmare le operazioni di voto è vietato dai regolamenti parlamentari. Filmarle non per testimoniare i fatti, ma per contraffarli, non è ancora vietato. Ma è da impostori.
E poi l'opacità delle manovre politiche, dei voti on line su Rousseau. E ancora: l'inaffidabilità di una parola data in pubblico e poi smentita nel segreto dell'urna. Perché mezzo partito non risponde più a Grillo e i papaveri del Movimento vogliono tenere le terga attaccate alla poltrona e non finire nella sciocca tagliola che, ancora una volta, si sono autoimposti: quel limite dei due mandati che lascerebbe molti di loro, sulla soglia dei quarant'anni, con un luminoso passato in politica. Ma questa volta è andato tutto storto: i «franchi tiratori» grillini si sono sparati in un piede, per tenere l'altro in Parlamento.
Ps: Una piccola nota a margine sulla coerenza delle vergini a 5 stelle: il 13 settembre del 2013, al fine di debellare la piaga dei franchi tiratori, di chi dice una cosa e poi ne fa un'altra, depositarono un'iniziativa a
Palazzo Madama «per abolire il voto segreto e prevedere la votazione nominale e palese per ogni tipo di votazione». Altri tempi. Ma soprattutto altre motivazioni: in quel caso il voto riguardava la decadenza di Silvio Berlusconi...
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