Se c'è una cosa che Maradona non si è fatto mai mancare sono le polemiche. Che continuano anche dopo la sua morte. "Diego non è stato curato come si doveva", accusa Alfredo Cahe, storico medico personale che ha seguito il Pibe de Oro per 33 anni. "È morto in modo insolito - racconta in un'intervista a Telefe -. L'ho visto alla Clinica Olivos ma non sono riuscito ad entrare in contatto con lui perché stava dormendo le due volte in cui sono andato". Secondo il dottore è stato "sbagliato dimetterlo", "doveva restare in una struttura diversa, come quando lo abbiamo portato a Cuba, dove le cose sono state fatte molto bene. Con lui in casa doveva esserci un medico, per le condizioni in cui si trovava. E poi il controllo cardiovascolare non è stato fatto in maniera completa. Non so quanto tempo abbia impiegato il medico ad arrivare con il defibrillatore: Diego non avrebbe dovuto trovarsi in quel posto, questo è ciò che penso". Accuse durissime, figlie anche dell'affetto - al di là del rapporto professionale - che per anni aveva unito il dottore e il suo illustre paziente. Ovviamente tutti sanno che Diego da tempo versava in condizioni precarie di salute. Ma la domanda, che è lecito porsi porsi, è se sia stato fatto tutto il possibile per salvarlo.
Un'altra durissima accusa arriva dall'avvocato di Maradona, Matias Morla: "È inspiegabile che per 12 ore non abbia avuto attenzioni o controlli da parte del personale sanitario". E definisce una "idiozia criminale" il fatto che l'ambulanza "abbia impiegato mezz'ora per raggiungere l'abitazione dove Maradona era andato a vivere per iniziare la riabilitazione" dopo l'intervento chirurgico al cervello di alcune settimane fa. "Questo fatto non deve essere trascurato. Chiederò che si indaghi su questo - ha concluso Morla citando proprio Diego - Come diceva lui 'tu sei il mio soldato, agisci senza pietà'. Oggi è un giorno di profondo dolore, tristezza e riflessione - conclude il legale di Diego -. Sento nel mio cuore la perdita di un amico che ho onorato con la mia lealtà e accompagnato fino all’ultimo giorno. È stato un buon figlio, il migliore giocatore della storia ed è stata una persona onesta. Riposa in pace, fratello".
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— MATIAS MORLA (@MatiasMorlaAb) November 26, 2020
Il cardiologo Antonio Rebuzzi, direttore dell’Unità di terapia intensiva cardiologica al Policlinico Gemelli di Roma, conferma che qualche stranezza c'è stata nella gestione del paziente. Un uomo "con il cuore provato, obeso, iperteso, diabetico - commenta all'agenzia Agi - con i danni della cocaina e dell’alcol, per di più reduce da un delicato intervento chirurgico. È assurdo che lo abbiano dimesso in condizioni così precarie e che sia morto in casa senza supporto medico". L'autopsia ha stabilito che Diego è morto per "insufficienza cardiaca acuta" accompagnata da "edema polmonare acuto". Nelle condizioni in cui si trovava nell’ultimo periodo non è un evento imprevedibile: "Quando il cuore è in sofferenza - spiega il cardiologo - all’inizio si ingrossa per compensare l’insufficienza, poi se la situazione si aggrava tende a ridurre la contrattilità, quindi il sangue ristagna nei polmoni. È tutto questo liquido che si accumula che genera l’edema polmonare e impedisce la corretta ossigenazione del sangue. Sicuramente un paziente in quelle condizioni aveva bisogno di essere seguito e monitorato con molta più attenzione perché il tempo di intervento è cruciale. Noi con un paziente con un edema di quella gravità interveniamo subito, anzitutto con grandi quantità di diuretici proprio per drenare il liquido in eccesso nei polmoni".
Non trova pace neanche da morto Maradona. Sarà sepolto ai Jardin de Bella Vista, un cimitero privato dove già riposano gli amatissimi genitori, il padre, Don Diego, e la madre, Dalma Salvadora Franco, nota come "dona Tota".
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