L'Europa indaga sulle spese pazze del nostro governo

Dopo tante fatiche è arrivato il Dl Rilancio, che andrebbe ribattezzato in "Salva Conte". Il premier punta molto sui mille rivoli di denaro che il decreto dovrebbe riversare sugli italiani.

L'Europa indaga sulle spese pazze del nostro governo

Dopo tante fatiche è arrivato il Dl Rilancio, che andrebbe ribattezzato in «Salva Conte». Il premier punta molto sui mille rivoli di denaro che il decreto dovrebbe riversare sugli italiani. Ancora una volta ha scelto la strada del denaro a pioggia, cercando di accontentare più categorie possibili e, a detta di molti osservatori economici, finendo con il disperdere le risorse nel solito welfare parassitario e poco utile alla crescita. Una pioggia di soldi a debito usata per metter il governo al riparo dal malcontento che monta, secondo lo schema dei governi più populisti. Peggio: sono state presentate norme che in alcuni casi hanno titoli apparentemente iper generosi, ma in realtà, allo scopo di restringere surrettiziamente la platea, sono sottoposti a una quantità di vincoli e procedure burocratiche tali da escludere di fatto intere fette di popolazione. È il caso del limite di reddito per il bonus vacanze o dell'incrocio di procedure burocratiche (relazioni tecniche, comunicazioni all'Enea) e vincoli (l'approvazione di lavori condominiali) per l'ecobonus. Resta che, viste dall'osservatorio di altri Paesi europei meno abituati a simili barocchismi, certe misure paiono confermare, agli occhi soprattutto dei falchi, il pregiudizio malamente incollatoci addosso dall'ex presidente dell'Eurogruppo, l'olandese Jeroen Dijsselbloem (nella foto), che, rivolto agli europei del Sud, disse: «Non puoi spendere tutti soldi per alcol e donne e poi chiedere aiuto». Uno sguardo ingeneroso, certo. Ma è vero che Giuseppe Conte non sta facendo molto per dissipare i dubbi dei falchi, anzi. L'insistenza del premier nel rifiutare i soldi del Mes non è solo legata all'opposizione piuttosto malleabile dei 5 Stelle. In un'intervista al Corriere, lo stesso Conte ha argomentato così il no al Mes: «È un prestito. Se chiedo in banca 37 miliardi poi li devo restituire». Conte sostiene che sia meglio puntare sui «contributi a fondo perduto fino a 500 miliardi» del Recovery fund. Una precisazione che l'economista Carlo Stagnaro commenta in modo folgorante: «Il governo non vuole un prestito, ma il reddito di cittadinanza per gli Stati». I fondi del Mes, d'altronde, sarebbero vincolati a spese sanitarie, che pure sarebbero importanti: potrebbero ad esempio evitare di far pagare ai cittadini i test sierologici. Ma non è quello che serve a Conte: per placare il malcontento storicamente è meglio panem et circenses. In Europa però qualcuno comincia a capire che i conti non tornano. Un editoriale di Bloomberg ieri ha acceso un faro esplicito sul modo in cui il governo giallorosso intende utilizzare il denaro: «I generosi sussidi per le biciclette dell'Italia sollevano la questione di come potrebbe spendere i dividendi di un Recovery fund europeo». Il riferimento è al bonus di 500 euro per l'acquisto di una bicicletta che, visto dai Paesi «rigoristi» appare come una regalia spropositata.

Non solo un'opinione, l'articolo contiene anche un avviso: «I Quattro Frugali (Austria, Olanda, Svezia e Danimarca) sorvegliano». Il dl Rilancio rischia di diventare l'arma dei falchi per fermare i fondi-regalo in cui spera Conte.

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