Martina Levato, la 'ragazza dell'acido', ha partorito alla clinica Mangiagalli di Milano un bambino di 3,7 kg di peso. Alla ragazza è stato praticato un taglio cesareo e, da quanto si è saputo, dopo la nascita del figlio, che ha chiamato Achille, non le è stato permesso di abbracciarlo e tenerlo con sè durante la notte, come accade normalmente. Anche la nonna materna, che si trovava vicina alla sala operatoria, non avrebbe potuto seguire tutte le fasi del parto e non sarebbe riuscita a trascorrere qualche minuto con il nipote.
La mamma e i nonni, su disposizione del Tribunale dei minori, non potranno vedere il piccolo per tre giorni, in attesa che i giudici prendano una decisione sul futuro del minore. Tre sono le possibili soluzioni: il bimbo potrà restare con la mamma all'interno dell'Icam, la struttura a 'custodia attenuata' di via Macedonio Melloni a Milano per le detenute con figli fino a 6 anni, oppure essere affidato ai nonni o, in alternativa, ad una famiglia estranea, in vista di una futura adozione. Intanto i legali della Levato sono sul piede di guerra: "Quando Martina si è svegliata dall'anestesia - ha riferito il legale della famiglia Laura Cossar - il bambino era già stato portato nella nursery e nelle ore successive non ha potuto vederlo né tantomeno allattarlo. Quando i medici hanno deciso di fare il taglio cesareo - ha detto l'avvocato - anche la mamma della ragazza, che aveva il permesso di assistere al parto, è stata allontana e ha potuto vedere il nipote solo per qualche frazione di secondo. La signora è molto amareggiata anche perchè è stata trattata con durezza sia da parte del personale della Mangiagalli che dagli agenti che sorvegliavano la ragazza".
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