Con calma e scandendo le sillabe Mario Draghi ha trasmesso un messaggio che ha avuto un effetto enorme sulla situazione sanitaria, ma più che altro su quella politica. Tutti hanno avuto un soprassalto quando ha detto che «l'appello a non vaccinarsi è l'appello a morire». E che «senza vaccinazione si dovrà di nuovo chiudere tutto». Parole che simulano l'artigianalità che è invece consumata retorica, con effetto letale sugli avversari. La sua prima volta fu quando accennò con disgusto al fatto che il presidente turco è soltanto «uno dei tanti piccoli dittatori» con cui bisogna avere a che fare. È un dato di fatto: diventò l'eroe dell'Unione Europea mutilata dalla Brexit, con la Merkel in uscita e Macron che potrebbe perdere l'Eliseo. Per ora la mortalità è bassa, ha insistito Draghi, solo perché molti nuovi contagiati essendo vaccinati si ammalano in forma lieve. Il presidente del Consiglio con quella sua civetteria un po' british che simula il disgusto per l'enfasi, ha di nuovo constatato che la sua comunicazione si traduce subito in potenza politica e gli sta garantendo una crescente leadership che costringe i non allineati a riposizionarsi se è vero che Matteo Salvini ha annunciato di voler andare subito a vaccinarsi. In fuori gioco ci sembra però Giorgia Meloni che finora occupava senza ostacoli l'area dell'opposizione al green pass, di colpo imbottigliata e costretta a lanciare in corner un'accusa fuori misura di terrorismo alle parole di Draghi che non ha trovato consenso nei sondaggi.
Draghi ha dato minuscoli segnali di onnipotenza sull'opinione pubblica e questa strambata comunicativa ha prodotto effetti che dovrebbero permettere presto di misurare gli effetti pratici della manovra con cui far fronte alla variante delta che imperversa in Europa e che sta sviluppandosi anche in Italia. Oltre al successo sul fronte delle siringhe, oggi si valutano gli effetti politici di cui il più concreto è il consolidamento di una leadership che non si era più vista a Palazzo Chigi dai tempi di Berlusconi, il quale del resto fu il talent scout che spedì Draghi alla Banca centrale europea. Questa novità ha l'effetto di rendere la democrazia molto viva e anche molto personalizzata, cosa che va totalmente di traverso sia alle sinistre che ai disperati Cinque stelle, politicamente annientati da una personalità che li spiazza senza misericordia.
Draghi nella sua perfidia sorridente ha anche chiamato Conte al telefono, probabilmente per il sadico piacere di annichilirlo con la sua gelida cortesia e forse per l'umoristico piacere di udirne il caratteristico farfugliare di congiuntivi.
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