Cronache

L'Isis vende opere d'arte antica alla 'ndrangheta in cambio di armi

Gli uomini dell'Isis fanno affari con l’n'drangheta vendendo le opere d'arte trafugate in Libia e Siria. I calabresi, in cambio, procurano loro armi dalla mafia russa

L'Isis vende opere d'arte antica alla 'ndrangheta in cambio di armi

L'Isis ha trovato un alleato in Italia. Secondo un’inchiesta de La Stampa, gli uomini del Califfo fanno affari con l’n'drangheta. Il porto di Gioia Tauro, in Calabria, è diventato il luogo per il commercio illegale di opere d’arte.

I fondamentalisti scambiano i reperti archeologici saccheggiati a Sirte con kalashnikov e Rpg anticarro che la mafia calabrese fa arrivare dalla Moldavia e dall’Ucraina grazie alla mafia russa. Le famiglie della ‘ndrangheta comprano le armi che, poi, vengono trasportate nelle navi e nei container gestiti dalla criminalità cinese. Il luogo dell’incontro con il trafficante è l’albergo Lloyd di Vietri sul Mare ma la trattativa con Domenico Quirico, autore dell’inchiesta, si sposta in un laboratorio di macelleria. Dal bagaglio dell’auto che li ha accompagnati esce il suo possibile acquisto, un mezzo busto di un imperatore trovato in terra libica. Gli altri tesori mostrati arrivano da Cirene e Sabrata, luoghi controllati dai jihadisti e “dagli islamisti «moderati» di Misurata, quelli legati ai Fratelli Musulmani a cui sembra riconosciamo un ruolo di alleati affidabili nella lotta ai cattivi del Califfato”, scrive Quirico.

A fare da mediatore c’è l’emissario della famiglia calabrese che presenta anche oggetti rubati dalle necropoli greche in Italia. “Da dove viene questa testa? Questa viene dalla Libia. Armi in cambio di statue, anfore, urne: funziona così… Il materiale arriva a Gioia Tauro, una volta era qui a Napoli, poi qualcosa è cambiato. Adesso ci sono problemi, tanti problemi con questi migranti di merda, il mare della Libia è pieno di flotte, controlli, polizie”, dice l’uomo della ‘ndrangheta. E aggiunge: “Volete reperti del Medio Oriente? Ci sono anche quelli ma i prezzi sono molto molto più cari e dovreste andare a trattare direttamente a Gioia Tauro… E non ve lo consiglio”. Fino a poco tempo fa gli acquirenti erano americani ma, quando hanno scoperto che i soldi servivano a comprare armi per l’Isis, hanno bloccato tutto e ora i clienti sono in Russia, Cina, Giappone, Emirati.

Quirico si spaccia per un ricco collezionista torinese che cerca oggetti delle colonie greche e romane d’Africa. “Un metro e dieci e un peso di undici quintali. Guardi, dottore, questo colore sopra la testa: portava una corona che poi si è consumata, non so se era di bronzo o di rame, viene dalla Libia, ma stiamo parlando di un’altra storia. Il prezzo – dice il calabrese - è trattabile, per questa mi hanno chiesto un milione di euro ma se mi fa una proposta di 800.000 euro va bene. In più c’è da pagare il trasporto, deve venire con una persona che ne capisce… un archeologo”. E, parlando in generale della sua attività, spiega: “C’è un mercato di cui non avete la più pallida idea ma ora abbiamo dei problemi come le ho detto per la guerra. Stavo trattando con una persona mandata da un attore americano famoso, alla fine per 50.000 euro non ci siamo trovati. Questa o prende la strada di un museo o va negli Emirati arabi o va in Russia, queste sono le destinazioni”.

Tornando alle opere d’arte, il calabrese insiste affinché Quirico le compri tutte e detta le condizioni. “Prenda tutto, dottore, lo tiene quindici giorni, non uno di più! Fa tutte le verifiche che vuole, archeologi tutto... poi mi fa avere i soldi e noi non ci siamo mai conosciuti. Problemi a esporre la testa? Suvvia! Lo metta in salotto, bene in vista, se qualcuno gli fa domande dica che l’ha comprata a un mercato delle pulci per cinquanta euro e che è una bella copia”. Secondo Shawn Winter, militare proveniente dalle forze armate degli Stati Uniti e l’italiano Mario Scaramella, questo traffico sarebbe diretto dai Servizi russi, eredi del Kgb. Ci sono, inoltre, prove che i ceceni e gli uzbechi siano passati per campi di addestramento russi, diventati poi comandanti di formazioni jihadiste. È accertata anche la presenza tra i fondatori dell’Isis di alti ufficiali del dissolto esercito di Saddam Hussein addestrati dai sovietici. In base a un verbale originale degli interrogatori, nel 2005, si evince che il colonnello del Kgb Alexandr Litvinienko, spiegò a Scaramella come il Kgb rifornisse un museo segreto nel centro di Mosca, non lontano dal Boradinskaya Panorama. Lì c’erano reperti di inestimabile valore rubati in Medio Oriente e pagati con armi ai palestinesi.

Un museo riservato solo alla nomenklatura sovietica da cui ogni tanto veniva prelevato un oggetto che finire per essere un regalo alle mogli dei dirigenti del Pcus.

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