“La carta di identità islamica è quella che ci ha consegnato Allah”, dice Hamid senza esitazione. E il documento, secondo lui, calzerebbe a pennello anche all’Occidente. “Esiste un sistema sociale ancora valido? - si chiede infatti la guida dei Tabligh Eddawa - Quello Occidentale? Fallito. Quello americano? Fallito. Anche il sistema familiare è fallito". E forse in parte ha anche ragione (Guarda il video: "L'Islam cura dell'Occidente").
Prima di sederci a pranzo intorno ad un telo di plastica disteso per terra in moschea, discutiamo di valori occidentali, della sua struttura educativa, sociale e politica. E lui convinto afferma: "L'islam è la soluzione ai problemi dell’Occidente” (Guarda il video: "Tre giorni con i musulmani radicali").
I musulmani itineranti sono certi che il famoso "scontro di civiltà", se esiste, ha già un vincitore: l'islam. La loro fede granitica contro il nostro individualismo fragile. La legge islamica contro il liberalismo europeo. E questa convinzione incide inevitabilmente sull’integrazione degli stranieri in Europa, sul loro desiderio di "essere parte" del nostro mondo. Di apprezzarlo e assimilarlo. Un tema su cui si sono versati tanti, inutili litri di inchiostro.
I Tabligh Eddawa, che per missione hanno quella di ri-convertire i musulmani ad una pratica corretta della fede sulla via del Profeta, sostengono che chi arriva in Italia debba tenersi alla larga dai valori occidentali. Non assimilarli. Anzi. Vivere in periferie “etniche” che impediscano l’inquinamento reciproco. “Integrazione - dice Hamid - per me significa rispettare le leggi, la religione e le tradizioni del Paese in cui viviamo ma rimanendo islamici, mantenendo al 100% la nostra identità musulmana”. Tanto che ai suoi figli, fino all’età di 4 anni anni, impedisce di imparare l’italiano “perché prima devono conoscere bene l’arabo”.
Nella pratica, però, "rimanere islamici" non significa solo professare la fede in Allah. L'islam dei Tabligh coinvolge in toto la persona, la plasma nella quotidianità. E così il rigetto dell'Occidente parte dalle libertà personali fino ad arrivare alla vita domestica, passando per l'ambito medico e scolastico. Tutto viene messo in discussione, rispettato ma mai condiviso. "Il cristianesimo - dice Hamid - si è inchinato troppo alle richieste del mondo". E così alla modernità si preferisce una società sostanzialmente arretrata, radicata in credenze che l’Occidente ha abbandonato secoli fa. Non solo a livello scientifico. Un esempio? Mentre consumiamo la merenda, uno dei membri del gruppo richiama la mia attenzione sui datteri. Me ne offre uno (non sa che li detesto) perché “se ne mangi 3, 5 o 7 sarai in grado di emanare una forza blu che tiene lontano il demonio”. Sembra una sciocchezza, ma Mohammed è serio. E con la stessa serietà mi fa notare che, poco prima, ha cercato di farsi pungere da un’ape nella speranza di guarire la fastidiosa allergia che lo attanaglia. “Le api - mi spiega Hamid, che deve avermi visto contrariato - sono la cura per ogni cosa. L’ha dimostrato pure la scienza”. Sarà.
L’educazione islamica per l’Occidente
La contrapposizione poi si riflette sul sistema educativo e familiare. I Tabligh vorrebbero una società maggiormente incentrata sulle figure dell'uomo capo-famiglia e della donna regina della casa.
“Mio padre - racconta con una vena di orgoglio Hamid - mi diceva: «Da me non avrai parole dolci, ma solo quelle amare»”. “I giovani musulmani - aggiunge - quando entrano in casa baciano sulla fronte i loro genitori per rispetto, poi fanno un massaggio ai piedi del padre”. Il pericolo è che la contaminazione con l’Occidente porti i giovani musulmani ad assimilare “un islam sbagliato, non il vero islam dei loro genitori”. Se importassimo il sistema educativo islamico, è la tesi dei Tabligh, se accettassimo la via del Profeta, tutti i problemi sarebbero risolti. La crisi, “che non è quella economica ma quella sociale e religiosa”, verrebbe sconfitta dai dettami della Sunna e del Corano.L’obiettivo dei Tabligh, però, non è imporre l’islam agli italiani. “Non possiamo e non cerchiamo la conversione dei cristiani”, precisano più volte tutti. E non mi sembra ci siano bugie nelle loro parole. In alcuni casi ammettono anche di "aver perso tempo" sull'integrazione e di aver tenuto a "troppa distanza" gli italiani, ma non indietraggiano sulla richiesta all’Italia di accettare il sistema educativo, religioso e sociale islamico. Che gli venga permesso senza restrizioni di vivere secondo la propria cultura.
Poligamia compresa (“cosa cambia tra avere due mogli legali e tre amanti, come fate voi?”). Quelle norme, quelle leggi, quelle tradizioni che vorrebero imporre come un’ottima, salutare cura per l’Occidente. Piegato al volere di Allah.2. Continua
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