Mario Draghi e Papa Francesco hanno inaugurato oggi i primi Stati generali della natalità, un convegno organizzato dal Forum delle associazioni famigliari e tenuto all'Auditorium della Conciliazione a Roma in cui il presidente del Consiglio e il pontefice hanno espresso le loro visioni sul futuro demografico dell'Italia, sul ruolo della famiglia nella società attuale, sulle misure volte a favorire economicamente e socialmente la conciliazione tra il ruolo di lavoratrice e quello di madre per le donne e sulle strade per invertire i trend di declino della popolazione.
Draghi: senza figli "l'Italia scompare"
Draghi ha esordito sottolineando che lo Stato deve rimuovere gli ostacoli materiali ed economici che impongono spesso restrizioni alla possibilità per i cittadini di avere figli e tutelare, in particolar modo, la figura della donna. Impedendo che molte giovani donne siano costrette, dalle dinamiche della società contemporanea, a dover scegliere tra i percorsi professionali e la costruzione di una famiglia: "Se riflettiamo bene, la consapevolezza dell'importanza di avere figli è un prodotto del miglioramento della condizione della donna, e non antitetico alla sua emancipazione", ha sottolineato Draghi.
In Italia il declino demografico avviatosi dal 2015 in poi è stato accentuato dagli effetti che l’epidemia Covid-19. I dati Istat per il 2020 hanno registrato un nuovo record negativo di nascite (404 mila) e un impennata nel numero di decessi (746 mila) che hanno portato a statistiche mai sperimentate dal secondo dopoguerra, aggravano la dinamica naturale negativa che caratterizza il nostro Paese. E per il 2021 gli effetti della pandemia sulla natalità sono destinati a riverberarsi con ancora maggior forza. Da qui la preoccupazione di Draghi: "Un'Italia senza figli è un'Italia che non crede e non progetta. È un'Italia destinata lentamente a invecchiare e scomparire". Il governo è in campo, sottolinea il premier, per sostenere la possibilità per ogni famiglia di poter mettere al mondo figli e ha fatto notare che l'assegno unico destinato ai genitori di figli di età pari o inferiore a 21 anni è destinato a rappresentare una "trasformazione epocale". L'assegno unico sarà destinato a partire dal settimo mese di gravidanza della gestante - soppiantando il vecchio "bonus mamme domani" - e resterà in vigore fino ai 21 anni di età del figlio. Le famiglie avranno diritto ad un assegno economico d’importo calcolato in base al valore del'Isee e raccoglierà in sé tutte le forme di sostegno, comprese le detrazioni fiscali".
Il ministro della Famiglia, Elena Bonetti, ha a tal proposito sottolineato di recente che la misura entrerà in vigore in forma-ponte da luglio per andare a piena operatività da gennaio 2022. Draghi ha ricordato nell'incontro romano che "le risorse complessivamente a bilancio ammontano ad oltre 21 miliardi di euro, di cui almeno sei aggiuntivi rispetto agli attuali strumenti di sostegno per le famiglie".
Sarebbe un errore però ricondurre al semplice fattore economico il disincentivo alla scelta di fare figli che coinvolge molte famiglie. C'è la consapevolezza, afferma Draghi, che "il problema sia più profondo ed abbia a che fare con la mancanza di sicurezza e stabilità" propria della società contemporanea. Una società colpita da crisi sistemiche, delusione di numerose prospetive di benessere e stabilità che avevano accompagnato l'era della globalizzazione, colpita da grandi disuguaglianze di opportunità e da un eclissi di diversi orizzonti valoriali, in cui si fatica a ragionare in termini di futuro. Una società che la Chiesa cattolica da tempo prova ad interpretare per leggervi i segni dei tempi.
Francesco: la famiglia è "il tesoro della società"
E in questo tono, da un campo ampio che abbraccia sia l'orizzonte socio-economico che quello culturale e valoriale, ha scelto di intervenire il Santo Padre. Interprete di una linea che, accomunandolo ai predecessori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, lo ha portato a criticare con forza gli eccessi della società globale, gli impatti della cultura contemporanea e della "religione del consumo" sulle dinamiche di lungo termine del contesto occidentale contemporaneo Francesco applica i suoi ragionamenti anche alla natalità: "Dov'è il nostro tesoro, il tesoro della nostra società?", si è chiesto. "Nei figli o nelle finanze? Che cosa ci attrae, la famiglia o il fatturato? Ci dev'essere il coraggio di scegliere che cosa viene prima, perché lì si legherà il cuore. Il coraggio di scegliere la vita è creativo, perché non accumula o moltiplica quello che già esiste, ma si apre alla novità: ogni vita umana è la vera novità, che non conosce un prima e un dopo nella storia".
Papa Francesco parla da pontefice e da vescovo di Roma, si rivolge direttamente al caso italiano sottolineando che nel Belpaese "la maggior parte dei giovani desidera avere figli. Ma i loro sogni di vita, germogli di rinascita del Paese, si scontrano con un inverno demografico ancora freddo e buio". L'Italia va rimessa in piedi partendo dall'essere umano come forza vivificatrice della società, ricorda il pontefice rilanciando il nuovo umanesimo cattolico come chiave di lettura del presente. Nell'umanesimo del Papa lo stimolo alla nataliàtà è la forza abilitante per "invertire la tendenza e rimettere in moto l'Italia a partire dalla vita", promuovendo uno sforzo colletivo che non si limita alla politica ma deve coinvolgere "le imprese, le banche, la cultura, i media, lo sport e lo spettacolo". Insomma, se le famiglie ripartono, tutto riparte: è questo il sunto del messaggio del Papa. E un tema urgente per far ripartire la famiglia, secondo Bergoglio, è una tutela del ruolo sociale della donna e una difesa della maternità come funzione fondamentale e insostituibile: "Com'è possibile che una donna debba provare vergogna per il dono più bello che la vita può offrire?" ha dichiarato il Papa dichiarandosi rattristato pensando "alle donne che sul lavoro vengono scoraggiate ad avere figli o devono nascondere la pancia". In questo caso "non la donna, ma la società deve vergognarsi, perchè una società che non accoglie la vita smette di vivere".
Draghi e il Papa, una visione comune
La visione di sistema che accomuna il presidente del Consiglio e il Papa è chiara. La presenza di Draghi e Francesco all'evento romano sulla natalità segnala l'impegno del governo e la spinta della Chiesa cattolica a affrontare di petto una questione sempre più cruciale per il futuro del sistema-Paese e delle nostre collettività. Draghi si è fatto interprete di una visione politica che mira a fornire le premesse necessarie a invertire trend sempre più drammatici per l'Italia e di una linea dichiaratamente condizionata dalle sue convinzioni ideali e politiche personali, che nella sua carriera lo hanno portato a prese di posizioni più volte combacianti con i dettami della dottrina sociale cattolica. Nel 2009, in un articolo apparso sull’Osservatore Romano in cui commentava il pensiero socio-economico di Papa Benedetto XVI e l'enciclica Caritas in Veritate Draghi affermò che “se l’autonomia della disciplina economica implica l’indifferenza all’etica, si spinge l’uomo ad abusare dello strumento economico; se non è più mezzo per il raggiungimento del fine ultimo – il bene comune – il profitto rischia di generare povertà”, notava Draghi, sottolineando che “ogni decisione economica ha conseguenze di carattere morale”. Questo principio si applica con grande forza alle politiche per la famiglia: la logica del profitto fine a sé stesso ha atomizzato le società contemporanee, il diritto del lavoro e la gestione dle tessuto imprenditoriale troppo spesso hanno creato ostacolo diretti o involontari alla possibilità per gli uomini e soprattutto per le donne di realizzarsi sia come professionisti sia come membri di una collettività famigliare.
Il Papa ha sottolineato la visione dominante oggigiorno nella Chiesa cattolica chepone l'accento sulla critica alla "cultura dello scarto" dell'era neoliberista: una cultura consumista e individualista di cui sono vittime gli emarginati, i disoccupati, i poveri di ogni Paese ma di cui rischia di cadere vittima anche l'istituzione stessa della famiglia, ritenuta da Francesco l'istituzione sussidiaria per eccellenza e la prima, vera rete di protezione che impedisce all'uomo di perdere i punti di riferimento e di essere sottoposto alle leggi del mercato. Nel pieno della crisi del Covid, a partire dall'oramai celebre “pensavamo di rimanere sempre sani in un mondo malato” della preghiera solitaria in Piazza San Pietro, Bergoglio ha agito con incisività per invitare le società contemporanee a un ripensamento dei loro paradigmi, e assieme a lui tutte le strutture della Chiesa cattolica. Attenta a distribuire assistenza spirituale, umana e materiale nei Paesi più colpiti dal virus, a partire dall’Italia e a presentarsi come istituzione emancipatrice in una fase di acuta crisi, richiamando alla necessità di puntellare le società con i valori più importanti. Tra cui la famiglia, come forza vivificatrice, assume un ruolo fondamentale. La natalità è l'abilitatore per eccellenza, il motore ruggente con cui le nostre società possono rinascere dopo la pandemia. Il dato demografico è quello chiave per capire i sentieri su cui si incammineranno le nostre società.
Papa Francesco e Draghi hanno lanciato un messagio forte all'Italia, alla sua società, al mondo economico, all'opinione pubblica: per rinascere, l'Italia deve tornare a puntare con forza sul ruolo fondamentale della natalità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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