Si chiama Sabino Rinaldi, è barese e ha voluto partecipare alla maratona di Londra. Fin qui nulla di strano. Ma è il modo in cui ha gareggiato che lascia esterefatti.
Ha fatto registrare un nuovo record nella maratona britannica alla quale hanno partecipato oltre 15mila atleti, bruciando sul tradizionale percorso dei 42 chilometri, in alcuni tratti anche sui tempi, addirittura Mohamed Farah (detto Mo, ndr), l'atleta più famoso d'Inghilterra, il mezzofondista di origine somala, campione olimpico e ben sei volte campione mondiale.
Si pensava già ad un nuovo recordman, anche dal punto di vista dell’età (Rinaldi ha 59 anni). Invece Sabino ha solo barato.
A distanza di centodieci anni, sembra di rivivere alla rovescia il dramma di Dorando Pietri consegnato alla storia dell'atletica leggera.
L’atleta italiano è passato alla storia per il drammatico epilogo della maratona ai Giochi olimpici di Londra nel 1908. Tagliò per primo il traguardo, sorretto dai giudici di gara che l'avevano soccorso dopo averlo visto barcollare più volte, stremato dalla fatica. A causa di quell'aiuto fu squalificato e perse la medaglia d'oro.
Sabino non è stato aiutato dai giudici. Il federato Fidal, presidente dell'associazione sportiva dilettantistica "Adp Sopico Running", ha saltato sedici chilometri di corsa pensando, forse, di farla franca.
A quanto pare a smascherarlo sono stati proprio i giornalisti inglesi del Times, del Daily Mail e del Sun che hanno parlato di questa “amnesia”.
Rinaldi pare si sia giustificato ai microfoni dicendo che era lì per divertimento. Una cosa è certa, rappresentava l'Italia. E purtroppo non ha fatto un gran bella figura. Rovesciando il mito di Dorando Petri che la maratona la corse tutta.
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