L'orrenda frase di Giannini, la disfida dello sciacquone e Metsola: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: la corsa al Quirinale, la sentenza della Cassazione e il presidente dell'Europarlamento

Massimo Giannini conduce "Ballarò"
Massimo Giannini conduce "Ballarò"
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- per una volta il candidato presidente del Parlamento Europeo è una donna. Dovrebbero esserci le femministe tutte ad esultare. Invece Roberta Metsola, maltese e esponente dei popolari, è anti-aborto. E i socialisti storcono il naso. Quindi una donna ai vertici va bene, ma solo se la pensa come loro

- titola Repubblica: “L’Europa dice no al ritorno” di Berlusconi al Quirinale. E chi sarebbe questa “Europa? Sotto il pezzo vengono pubblicate tre interviste: quella all direttore del’Economist, che praticamente lo odia; poi Marc Lazar, politologo francese (e ‘sti cacchi?); e infine Otto Schily, ex ministro tedesco con la tessera dell’Spd in tasca, che in pratica sarebbe come chiedere alla Meloni se le piacerebbe avere Lenin come capo di Stato. Siete seri?

- una prof insegna alla scuola per 21 anni e nessuno si accorge che non aveva la laurea necessaria a ottenere supplenze e cattedre. Birbantona lei, certo. Ma cribbio: questo spiega quanto il ministero, le sovrintendenze e i presidi controllino le competenze (oltre che i titoli) di chi insegna ai nostri figli. Tragico

- scrive Massimo Giannini sulla Stampa: solo l’Italia "del riso e dell’oblio" potrebbe volere Berluscoli sul Colle, e giù una descrizione meticolosa del Paese che - evidentemente - disprezza. Giusto per ricordargli che quella larga fetta di Paese ha il diritto di eleggere chi vuole al Quirinale, così come la sinistra cercò a suo tempo di mettere sul “trono” il “diviso” Romano Prodi

- una singola frase dell’editoriale di Giannini dimostra l’orrida cultura giuridica di questo disperato Paese. Scrive il direttore: “nove condanne scampate grazie alla prescrizione”. Condanne, capito? E noi - sciocchi - a pensare che l’intervento della prescrizione blocchi il processo, il quale a quel punto potrebbe finire in due modi: condanna o assoluzione. 50 e 50, in percentuale di probabilità. Non si tratta dunque di “condanne scampate”, ma “sentenze scampate” che - tecnicamente - potrebbero anche essere favorevoli all’imputato. Ma per i giustizialisti in doppiopetto se sei indagato sei già condannato. O, detto in altro modo: gli assolti sono solo colpevoli che l’hanno fatta franca. Che schifo

- un vigile in borghese viene disarmato da un gruppo di ragazzini. Ha pure sparato in aria ma niente, quelli non si sono persi d’animo e gli hanno strappato la pistola dalle mani nonostante fosse carica. A parte le giuste polemiche, mi pare che il salto di qualità in queste bande di giovani mascalzoni sia questa: non solo non rispettano l’autorità, ma non hanno paura nemmeno del “ferro” e di restarci secchi. E questo, signori, è un problema serio

- mentre nel mondo impazza Omicron, in Kazakistan è in corso una rivolta, in Israele somministrano la quarta dose, i partiti litigano su chi eleggere al Quirinale, aumenta la paura per la peste suina, le periferie italiane sono allo sbando eccetera eccetera eccetera, la Cassazione impiega il suo tempo a “sentenziare” che lo sciacquone rumoroso “viola i diritti umani” del vicino.

Non entreremo nel dettaglio, basti pensare che per arrivare alla fine dell’annosa questione ci sono voluti 3 gradi di giudizio e 19 lunghi anni. E poi ci sorprendiamo se un giorno i cinesi diventeranno la potenza che governa sul mondo?

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