Se non ci fosse una guerra in corso, se l'Italia non stesse precipitando in una crisi economica con l'inflazione che la riporta indietro di 36 anni, se non ci fosse pure la maledetta ondata estiva di Covid, forse l'ammuina di Giuseppe Conte potrebbe anche farci sorridere. Ma, dati tutti i presupposti e i tantissimi «se», il suo comportamento ha quel sovrappiù di irresponsabilità che lo rende intollerabile. Comunque vadano le cose. Sia che strappi (cosa alla quale crediamo molto poco), sia che resti nella maggioranza, magari fingendo di aver ottenuto qualche garanzia dal premier sulla manciata di punti che tanto gli stanno a cuore: la difesa del Superbonus, la blindatura del reddito di cittadinanza, un voto in aula su un nuovo invio di armi in Ucraina e una scelta condivisa sul termovalorizzatore di Roma. E, capite bene, che se la vita di un esecutivo si basa su come si smaltiscono i rifiuti in una città, seppur la Capitale, vuole dire che qualcosa non va, che si è già un passo oltre la soglia della follia politica, che siamo nelle mani di un partito, oramai polverizzato, che si attacca pure agli inceneritori per fare casino. Per non parlare della difesa, senza se e senza ma, di un reddito di cittadinanza che, per come è stato pensato, è una iattura assistenzialista che, chissà per quanti anni, graverà sulla testa e sulle tasche degli italiani. Provvedimento totem del grillismo e giudicato «intoccabile», perché ritenuto direttamente proporzionale al loro serbatoio - ormai forato - di voti.
Si può tenere un Paese impiccato, per settimane, alle bizze di un politico in via di liquefazione? Può arenarsi il dibattito pubblico, e fare fibrillare il governo, sul gossip di un sociologo in cerca di attenzioni che parla di un premier che telefona a un noto ex comico per chiedere la testa di Conte?
Al momento l'ex premier, con le sue scelte sciagurate, è riuscito in un miracolo: far apparire come un esempio di responsabilità pure l'ex compagno di scorribande Di Maio. Ed è un altro segno dei tempi e dello stato di salute dei pentastellati.
Ci auguriamo solo che il faccia a faccia di oggi con Draghi sia l'ultima sceneggiata, quella che prelude ai titoli di coda, prima che l'avvocato, già trasformatosi in macchietta, non sfumi in comparsa e sparisca come una meteora.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.