L'hanno ripetuto più volte i nuovi padroni del vapore dell'Italia giallorossa: Salvini ha appena il 17% in Parlamento, si rassegni ad accettare un governo sorretto da una maggioranza come prevede la Costituzione. Ovviamente il Capitano non si è dato pace a vedere Conte ancora in sella e il prefetto Lamorgese occupare la sua poltrona al Viminale: la politica è fatta anche di sensazioni e stati d'animo. E non solo per lui.
L'incombenza del leader leghista su cariche governative future, corroborata da sondaggi stratosferici e ripetute vittorie elettorali, resta il primo punto della non-agenda della maggioranza. Persino Matteo Renzi, neo azionista del Conte bis, ha teorizzato apertamente giochi di Palazzo per escludere Salvini dalla partita del Quirinale 2022, la successione di Sergio Mattarella.
E anche le trendyssime «sardine», sbucate dal nulla nelle piazze con due clic e l'uso efficace dei social, rappresentano un manifesto «contro». Contro ovviamente l'odiato segretario del Carroccio, elevato a pericolo pubblico da fermare alle urne e isolare dal tessuto sociale del Paese.
Forse una situazione analoga si era vissuta alla vigilia delle elezioni politiche del 2001 e del 2008, quando Silvio Berlusconi, già detronizzato da Palazzo Chigi con un ribaltone, si apprestava a tornare alla guida del Paese, forte di consensi schiaccianti. Ricorsi storici di epoche ormai lontane e difficilmente assimilabili ai tempi della politica social.
È chiaro che in Italia si sta formando un blocco giallorosso con venature di antagonismo soft, cementato solo dal desiderio di sbarrare la strada a Salvini. Matteo viene considerato un destroide populista da tenere alla larga anche soltanto da un semplice Consiglio regionale, guarda caso quell'Emilia-Romagna, ultimo vero bastione del potere politico-economico post comunista.
Tra tanti neo apostoli della democrazia diretta e spontanea che affollano le piazze di provincia, non viene riconosciuto a Salvini il suo vero ruolo, quello di capo dell'opposizione. A chi ha cuore la democrazia dovrebbe rassicurare il fatto che l'operato di un governo (di qualsiasi colore sia) venga bilanciato da un contropotere istituzionale. Invece il nuovo centrodestra di Salvini va fermato e basta, così almeno pianificano le minoranze politiche del Paese manovrando le residue e fragili levette del potere.
A quegli italiani poco coinvolti da queste manovre, resta di assistere da spettatori forzati allo spettacolo «sudamericano» di un blocco di governo che cerca in tutti i modi di mettere fuori gioco la principale forza di opposizione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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