Cronache

"Malta? Temevo disordini...". Il comandante di Open Arms svela la verità sul processo a Salvini

Si è riaperto il processo Open Arms con la deposione del comandante Marc Reig Creus e dell'ex prefetto di Agrigento Dario Caputo

"Malta? Temevo disordini...". Il comandante di Open Arms svela la verità sul processo a Salvini

Sono ore decisive per il processo Open Arms che vede coinvolto Matteo Salvini come unico imputato in virtù del suo incarico di ministro dell'Interno all'epoca dei fatti, che lo portò a firmare il divieto di ingresso in acque nazionali. L'accusa per lui è di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio. Oggi, il pm ha ascoltato il comandante Marc Reig Creus, che ha deposto in Aula a Palermo in merito a quanto accaduto il 9 agosto del 2019, quando la nave della ong spagnola Open Arms salvò 39 migranti da un naufragio in zona Sar maltese. Si aggiunsero a quelli già presenti a bordo della nave, che arrivò a ospitarne 147.

Le autorità di Malta in quell'occasione si resero disponibili a portare a bordo delle loro imbarcazioni i 39 naufraghi appena salvati, ma il capitano si oppose "per evitare disordini a bordo". A domanda del pm sul perché i 39 migranti non siano stati consegnati alle autorità maltesi, il capitano ha spiegato che gli altri migranti, che erano a bordo da 9 giorni, avrebbero potuto rivoltarsi per lo sbarco degli ultimi portati a bordo. "Prevale sempre il criterio del comandante che può fare valere a bordo l'autorità per la sicurezza della nave. Per evitare tutto ciò che può influire sulla sicurezza della nave", ha rivendicato il comandante.

"Non avete ipotizzato la possibilità di andare in Spagna?", ha chiesto il presidente del tribunale, Roberto Murgia, al quale il capitano ha replicato: "Prima di dirigermi in Spagna aspettavo le risposte negative da Malta, Italia, Grecia e Francia". Il capitano ha anche risposto all'accusa di aver forzato le acque territoriali italiane: "Tra il 3 e il 9 agosto ci siamo tenuti a 24 miglia dal porto sicuro più vicino che era Lampedusa, senza forzare il divieto di entrare nelle acque italiane. Avevamo chiesto l'indicazione del porto sicuro all'Italia il 2 agosto senza ricevere risposta. Prima di andare in Spagna dovevamo attendere il no all'attracco dai porti più vicini: Italia, Malta, Grecia".

Durante il processo è stato ascoltato anche l'ex prefetto di Agrigento, Dario Caputo, che ha non ha negato le preoccupazioni della procura per il rischio che ci fosse il rischio che terroristi avessero raggiunto, o volessero raggiungere, la Sicilia: "Il procuratore di Agrigento dell'epoca mi manifestò una preoccupazione per eventuali infiltrazioni terroristiche tra i profughi giunti sulle coste siciliane ma non era specificamente riferita ai migranti soccorsi dalla Open Arms, piuttosto era un allarme generico". Ma il capitano non sembra ne fosse a conoscenza: "Non ci siamo mai sentiti minacciati dai profughi a bordo. Gli unici momenti di tensione sono stati determinati da azioni compiute dai profughi per la disperazione: come quando alcuni si buttarono in mare per cercare di raggiungere a nuoto Lampedusa".

"L'ex prefetto di Agrigento, Dario Caputo, ha confermato la preoccupazione del procuratore Luigi Patronaggio per la possibile presenza sulle navi di persone pericolose (per esempio terroristi), sottolineando che con la SeaWatch3 di Carola Rackete erano arrivati in Italia almeno due soggetti accusati di aver commesso torture in Libia", ha, invece, sottolineato la difesa di Matteo Salvini, rappresentata da Giulia Bongiorno. La difesa ha poi aggiunto: "Il prefetto Caputo ha anche sottolineato che lo sbarco a Lampedusa dei migranti a bordo di Open Arms avrebbe provocato il sovraffollamento dell'hotspot".

In una pausa del processo, Matteo Salvini ha commentato l'andamento dei lavori: "Se i testi fossero tutti così abbiamo già vinto… Non c'è un solo elemento a mio carico, fino ad ora".

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