Cronache

L'ammiraglio smaschera le ong e scagiona Salvini

In aula ha deposto l'ammiraglio Sergio Liardo, il quale ha raccontato quanto accaduto in quei giorni frenetici dell'agosto 2019: "Open Arms poteva chiedere Pos alla Spagna e ha rifiutato Pos di Malta"

Processo Open Arms, parla l'ammiraglio Liardo: "Ong ha rifiutato Pos Malta"

Sono arrivati in aula poco dopo le 9:00 del mattino Matteo Salvini e l'avvocato Giulia Bongiorno. All'interno della sala allestita tra i padiglioni del carcere Pagliarelli di Palermo, il leader della Lega oggi è chiamato a una nuova udienza del processo Open Arms. Poco prima sui social lo stesso Salvini ha postato una foto in cui si è dichiarato “sereno per aver fatto il mio dovere” e ha aggiunto di andare in aula “a testa alta”.

Il processo Open Arms

Il procedimento Open Arms è stato avviato a seguito della mancata autorizzazione di sbarco all'equipaggio della nave dell'omonima Ong spagnola. La vicenda risale all'agosto del 2019, quando al Viminale sedeva proprio Matteo Salvini. È stato l'allora ministro dell'Interno, in virtù sia dei decreti sicurezza da poco approvati che della linea politica attuata in quei mesi, a negare lo sbarco alla nave.

A bordo c'erano 147 migranti, arrivati poi il 20 agosto a Lampedusa a seguito del sequestro del mezzo ordinato dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio. Subito dopo lo stesso magistrato ha aperto un fascicolo nei confronti di Salvini per sequestro di persona e abuso di ufficio. Accuse portate avanti anche dal tribunale dei ministri insediato per competenza a Palermo.

Il caso non è così differente da quello relativo alla nave Gregoretti. Anche in quell'occasione c'è stata una mancata autorizzazione allo sbarco da parte di Salvini. Tuttavia, dopo l'inchiesta avviata e l'arrivo delle carte alla procura di Catania, il processo Gregoretti non è mai realmente iniziato. Questo perché nel capoluogo etneo il Gup ha ritenuto di non procedere nei confronti di Salvini.

Il mancato rinvio a giudizio nel caso Gregoretti è uno degli elementi più importanti nelle mani della difesa dell'ex ministro. Più volte l'avvocato Bongiorno ha rimarcato la similarità tra i due procedimenti e l'assoluzione di Catania già nelle fasi preliminari potrebbe indicare un analogo risultato anche a Palermo.

Le parole di Oscar Camps

Nel capoluogo siciliano però il processo ha avuto anche un importante richiamo mediatico, come dimostrato dalla richiesta dell'attore Richard Gere di essere ascoltato in qualità di testimone. Open Arms si è costituita parte civile e il suo fondatore Oscar Camps è presente oggi in aula. Prima di entrare ha voluto rilasciare alcune dichiarazioni. "Preferisco rispettare la legge del mare – ha affermato davanti ai giornalisti – che quella degli uomini, perché la legge del mare dice che gli uomini vanno salvati”.

Oscar Camps

Alla domanda se il processo Open Arms può essere definito politico, Camps ha risposto in modo sfuggente. “Salvini è Salvini – ha dichiarato – Mi aspetto giustizia per tutte le persone che hanno subito sofferenza”.

In aula i primi testimoni

La prima udienza si è tenuta il 23 ottobre scorso. Difesa e pubblica accusa hanno chiesto l'acquisizione di altre carte, alcune delle quali riguardano le inchieste sul comportamento delle Ong in corso a Trapani.

Oggi a fare l'ingresso in aula sono anche i testimoni. Il primo è stato Sergio Liardo, capo del terzo reparto del Corpo generale delle Capitanerie di porto, il quale davanti al giudice ha spiegato le procedure per il salvataggio in mare e i protocolli applicati. "Il primo agosto del 2019 la nave Open Arms ci comunicò avere fatto un soccorso di 52 persone - ha dichiarato Liardo - che poi sono salite a 55. Trattandosi di una prima comunicazione, stante il fatto che noi come Italia non avevamo coordinato quell'attività abbiamo comunicato al ministero dell'Interno. In seguito al decreto sicurezza bis fu emesso un decreto di interdizione di ingresso in acque territoriali firmato dal Ministero dell'interno con firma anche del Ministero infrastrutture e Ministero Difesa". Dunque, secondo il militare della Guardia Costiera, più ministeri hanno sottoscritto il diniego all'ingresso della Open Arms.

Liardo ha anche aggiunto di non aver in quel momento ricevuto allarmi particolari sulla sicurezza e che in ogni caso la Guardia Costiera ha prestato soccorso tramite evacuazione medica a chi aveva necessità. Il momento cruciale di quei giorni è stato rappresentato dall'annullamento, da parte del Tar del Lazio, dell'interdizione all'ingresso di Open Arms. Liardo ha ricordato il dialogo con funzionari del Viminale per concordare eventuali alternative allo sbarco a Lampedusa. "Si era proposto il porto di Trapani e Taranto - ha spiegato l'ammiraglio - ma le soluzioni erano impraticabili per via delle condizioni meteo".

Liardo è stato interrogato anche dall'avvocato Giulia Bongiorno. Le domande del difensore di Salvini sono state indirizzate sulla possibilità di trovare altri Stati a cui chiedere il Pos. L'ammiraglio ha voluto ricordare il primo diniego da parte di Malta, anche se nei giorni successivi da La Valletta era arrivato un dietrofront e un via libera allo sbarco. Tuttavia sono stati i membri di Open Arms a giudicare, una volta arrivata la nave in prossimità di Lampedusa, pericoloso l'approdo a Malta. Riparare in prossimità di Lampedusa, sempre secondo l'ammiraglio, in quel momento era una necessità per via delle condizioni del mare avverse. Lo Stato di bandiera della nave, ossia la Spagna, ha offerto il Pos subito dopo ferragosto. "La navigazione verso la Spagna - ha aggiunto Liardo - sarebbe durata 4 giorni, c'erano numerose persone a bordo. Ma si poteva chiedere assistenza".

La soddisfazione della difesa

"L'ammiraglio conferma le contraddizioni dell'Ong". É questa la dichiarazione emersa da fonti della difesa di Salvini a proposito della deposizione dell'ammiraglio Sergio Liardo. Il collegio difensivo sembra essere soddisfatto dell'esito delle deposizioni dei testimoni. "Anche l'ammiraglio Nunzio Martello - si legge in un'altra nota della difesa di Salvini - ha confermato che la nave era in sicurezza". Martello è un altro testimone chiamato a rispondere questa mattina a Palermo. Assieme a lui, oltre a Liardo, ha deposto il capitano della Guardia di Finanza, Edoardo Anedda.

A quest'ultimo è stata chiesta una ricostruzione degli eventi dell'agosto 2019. "La nave Open Arms ha fatto pendolamenti nello spazio di acque internazionali compreso tra Malta e Lampedusa in attesa di indicazioni - ha dichiarato Anedda rispondendo alle domande di Giulia Bongiorno - tecnicamente poteva raggiungere il proprio Stato di bandiera. Forse in due giorni di navigazione, ma dipende. Le condizioni meteo erano in netto peggioramento". Anedda ha poi dichiarato di non aver avuto informative circa la possibile presenza di terroristi a bordo di Open Arms.

Anche in merito le dichiarazioni di Anedda la difesa di Salvini ha espresso soddisfazione. "Da quanto dichiarato da Anedda, dopo i primi due interventi di Open Arms in acque libiche, la nave puntò verso l'Italia in modo arbitrario - hanno sottolineato le fonti della difesa - Anedda aveva prodotto una informativa contestando il comportamento della ong, ipotizzando il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina per il capitano della Open Arms e il capo missione".

In aula anche Leandro Tringali, dell'Ufficio circondariale marittimo di Lampedusa. "I migranti erano molto provati - ha dichiarato - in più di un'occasione in diversi si buttarono in mare per cercare di raggiungere Lampedusa a nuoto ed era anche difficile soccorrerli perchè non volevano tornare a bordo della Open Arms". Tringali ha poi aggiunto altri dettagli sullo stato di salute dei migranti. "I migranti erano tutti a poppa, una donna era a terra svenuta, c'erano casi di scabbia e le condizioni erano molo gravi - si legge nelle sue dichiarazioni - l'imbarcazione aveva una capienza per 19 persone, ma a bordo ce ne erano più di 100".

Salvini: "Avrei dovuto essere ringraziato e invece sono a processo"

"Non ce l'ho con i giudici, ce l'ho con quei politici della sinistra che non riuscendo a sconfiggere la Lega nella cabina elettorale o in parlamento cercano di farlo in tribunale a Palermo". Sono queste le prime dichiarazioni rilasciate da Matteo Salvini all'uscita dell'aula bunker del carcere di Pagliarelli. L'ex ministro ha ribadito la sua posizione rivendicando il proprio operato al Viminale. "Con me al governo - ha rimarcato - erano dimezzati i morti e gli sbarchi. Ho fatto il mio dovere ma invece di essere ringraziato sono a processo".

"Io credo che oggi è emerso in maniera nitida il fatto che c'era una linea condivisa di governo, con un documento firmato da tre ministri, che prevedeva il divieto di sbarco di Open Arms - ha invece dichiarato l'avvocato Giulia Bongiorno - e sono state individuate le ragioni di quel divieto".

La prossima udienza è stata fissata per il 21 gennaio.

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