Cronache

Mao Tse-Tung in chiesa, il parroco chiede scusa ai fedeli

Gigantografie di Mao esposte in chiesa, il parroco si assume le responsabilità e prende le distanze dalla mostra. La polemica, intanto, arriva alla Pisana

Mao Tse-Tung in chiesa, il parroco chiede scusa ai fedeli

La mostra riguardo Mao Tse-Tung adibita in una chiesa del basso Lazio, a Roccasecca, non smette di far discutere. Il parroco don Xavier Razanadahy, infatti, ha preso le distanze dall'iniziativa e, come si legge sul blog di Alessio Porcu, direttore di una emittente televisiva regionale, don Xavier "si assume le sue responsabilità". "L’allestimento di simili immagini in questo luogo di culto ha rappresentato una ferita alla sensibilità religiosa di tanti nostri concittadini e fedeli", ha specificato il sacerdote, che ha aggiunto:" Il mio eccesso di fiducia e di disponibilità hanno giocato un ruolo decisivo nel causare tale situazione incresciosa".

Una vera e propria assunzione di consapevolezza, quindi, dopo che anche da queste pagine, si era fatto notare il ruolo attivo che lo storico leader del partito comunista cinese aveva avuto nella persecuzione dei cristiani nella sua nazione. Mao, del resto, aveva nella distruzione delle religioni, più specificatamente dei "costumi" e delle "tradizioni", uno dei punti saldi della sua rivoluzione. Anche l'attuale governo cinese, peraltro, manterrebbe qualche riserbo sul culto del leader della rivoluzione culturale. Le vite di molti cristiani in Cina, inoltre, sono ancora lungi dal potersi considerare serene. Come spiegato qui, solo durante la distruzione della provincia orientale del Zhejiang, sono state abbattute decine di chiese. Senza dimenticare i crocifissi tolti dai muri e i beni confiscati alle persone di fede cattolica.

Sulle gigantografie dei sosia di Mao, poi, la polemica è arrivata a coinvolgere anche Daniela Bianchi, consigliere regionale del Lazio, che ha simbolicamente scritto una lettera al leader della rivoluzione cinese, sostenendo, tra le altre cose che:"Imagin’Art è stata una mostra fotografica di rara accuratezza e qualità, degna di piazze molto più cool. Protagonisti tre fotografi, professionisti di livello internazionale, tutti vincitori del prestigioso premio di fotogiornalismo World Press Photo Fulvio Bugani, Tommaso Bonaventura e Giulio Di Sturco (nato a Roccasecca)". E sempre indirizzandosi a Mao:"Averti avuto a Roccasecca e averti visto sul far del tramonto mentre mi inerpicavo sulle antiche scale è stato un dono inaspettato per una terra come questa…".

Chissà se anche per i cristiani perseguitati in Cina, Mao sovrapposto ai dipinti di una chiesa rappresenterebbe "un dono".

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