Premessa: non c'è competizione. Ieri mattina, il ministro dell'Istruzione Marco Bussetti mi ha telefonato, con autentico compiacimento per la coincidenza, che non si può dire influenza, del suo interesse per il mio libro Il Novecento (da Lucio Fontana a Piero Guccione - La nave di Teseo editore) con la scelta (degli uffici competenti del ministero, non da lui influenzati, come vedremo) di uno dei temi degli esami di maturità su «l'eredità del Novecento», soprattutto dopo l'appello, anche mio, per lo studio della Storia a scuola e la riabilitazione della «traccia di Storia» nella prima prova dell'esame di maturità, come richiedeva anche la senatrice Liliana Segre.
Peccato che, alla lettura dei temi, non solo non ho trovato traccia della mia posizione o delle tesi del mio libro sull'arte del Novecento ma ho visto una lunga citazione di un critico d'arte fortemente politicizzato e radicalmente polemico. Certo, una meravigliosa prova dello spirito democratico di questo governo fascista. Se è vero che «Montanari è nominato nel consiglio degli Uffizi su indicazione diretta del governo gialloverde e allo stesso tempo è consulente per la cultura del sindaco (di Sel) di Sesto Fiorentino». E mentre dal suo podio (sul quale io già fui con un brano del mio discorso per il 150º dell'Unità d'Italia per gli esami di maturità del 2016) Montanari scriveva banalità, in una cattiva lingua piena di anglicismi, neologismi e tautologie («palazzo civico», «campagna antropizzata», «attualismo superficiale», breaking news, «intrattenimento fantasy» e ancora «formula di intrattenimento» - dopo poche righe - «relativizza», «cortocircuito col futuro». Brutte locuzioni, fino alla ridicola vanità: «Ogni volta che leggo Dante non posso dimenticare di essere stato battezzato nel suo stesso battistero» e all'immancabile critica alla politica attuale: «Il rapporto con il patrimonio artistico ci libera dalla dittatura totalitaria del presente»), Salvini censurava, con grande dignità, il pensatore proposto agli studenti con le sue facili e prevedibili ovvietà: «Montanari? Chieda scusa per gli attacchi a Oriana e Zeffirelli e lasci ogni incarico». Perché non si parteggi per la vittima, glorificato dal ministero e criticato da Salvini, voglio riportare le sue dichiarazioni dopo la morte di Zeffirelli e la mia risposta (prima di Salvini)
Montanari: Si può dire che il #maestro Scespirelli era un insopportabile mediocre, al cinema inguardabile? E che fanno senso gli alti lai della Firenzina, genuflessa in lutto o in orbace, ai piedi suoi e dell'orrenda Oriana? Dio l'abbia in gloria, con Portesante e quel che ne consegue. Amen
Sgarbi: Che un modesto critico d'arte adiposo di cui non si conosce nulla di originale e non seducente neanche come divulgatore chiami Oriana Fallaci «orrenda» e approfitti della morte di Zeffirelli per fare lo spiritoso e il bastian contrario dà la misura di una deficienza critica e di una presunta superiorità che è solo un atto di vigliaccheria. Se solo non ti accomodi al pensiero unico, con il coraggio di Zeffirelli, c'è sempre qualcuno che cerca di liquidarti con il disprezzo. La verità è che nella conformità del linguaggio con il suo temperamento Zeffirelli è stato, riconosciuto dal mondo, un grande regista di opera lirica, convivente con uno scenografo allenato da Luchino Visconti. La valutazione liquidatoria, in questo momento, è solo una forma di esibizionismo, nella speranza che qualcuno si accorga di te perché non hai partecipato all'universale compianto «in lutto o in orbace». La verità degli uomini non si misura con un aggettivo assassino. Parce sepultis, che spesso sono più vivi dei loro critici in agonia.
Che dire? Un consiglio a Bussetti, anche a mio svantaggio: per le prossime tracce evitiamo i vanitosi viventi alla moda. Possiamo proporre il pensiero di tanti più grandi di noi, che sono nella Storia.
Migliori istruzioni per «l'uso del futuro» senza le presunzioni e le isterie di Montanari ci possono venire da Roberto Longhi, Federico Zeri, Giuliano Briganti, Antonio Cederna. E vanno sempre bene Vico, Croce, Leopardi, Montale, Leonardo e Galileo. Da Leonardo a Montanari. Una triste Storia.
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