Politica

Il metodo Letta: bannare il nemico

Tu fuori. L'indice puntato che si muove verso l'esterno a scacciare, ad allontanare, con lo sguardo di chi non ti riconosce il diritto di cittadinanza politica

Il segretario del Pd Enrico Letta
Il segretario del Pd Enrico Letta

Tu fuori. L'indice puntato che si muove verso l'esterno a scacciare, ad allontanare, con lo sguardo di chi non ti riconosce il diritto di cittadinanza politica. Enrico Letta ha lasciato la cattedra parigina e per guidare il Pd ha indossato un vestito inatteso. Non è più quello di qualche anno fa. È meno morbido, poco disponibile al dialogo e appare più cinico, forse più cattivo. Il suo nuovo approccio ha un nome antico: ostracismo. Non è solo una tattica. È qualcosa di più. È una cultura. È come Letta immagina il ruolo del suo partito nella vita pubblica. Non è più il Pd a vocazione governativa, ma un Pd che non vuole lasciare quartiere ai suoi avversari. È un atteggiamento, un sentimento, figlio della debolezza e dell'arroganza.

L'ostracismo era una sanzione contro chi veniva considerato un pericolo per la città. Gli ateniesi scrivevano il nome su una tavoletta di terracotta, ostrakon. Non era un processo, ma una sorta di referendum contro l'individuo. La maggioranza poteva condannare all'esilio di dieci anni l'indesiderato e se provava a rimettere piede nei confini della città pagava con la vita. Messa così sembra uno strumento di difesa della democrazia, nella realtà veniva spesso utilizzato per eliminare gli avversari scomodi.

Ora Enrico Letta ne incarna lo spirito e non la forma. Non si preoccupa neppure di avere la maggioranza. Si appella invece al «diritto» di una presunta minoranza illuminata di scegliere chi è degno di sedersi al governo. Si comporta come chi sui social organizzano un campagna d'opinione per il bando, l'espulsione, di un personaggio che non rispetta l'etichetta. È la sanzione che chiedi a Facebook, a Twitter o a Clubhouse (dove va molto di moda). Basta indicare il nome su una tavoletta di pixel. Letta lo sta chiedendo con forza a Mario Draghi. Cosa c'entra lui con il nostro governo? Il nome da scrivere è quello di Salvini. È lui il bersaglio che il Pd riconosce al momento come degno di ostracismo. Domani potrebbe essere un altro. La sua colpa è il metodo. Il «metodo Salvini» che viene considerato come un palese pericolo per la vita del governo. Cosa fa Salvini? Quale è il suo metodo? È, secondo Letta, fare opposizione pur restando in maggioranza. La realtà è che anche il Pd tende a fare la stessa cosa. Lo fa in modo un po' più subdolo, non collaborando alle scelte di Palazzo Chigi e mostrando sempre una certa nostalgia per la stagione di Conte. Letta finge di non accorgersi che la sua battaglia per far indossare a Draghi la casacca del Pd sta destabilizzando questo governo. Non accetta che questa maggioranza anomala sia nata per superare una situazione di emergenza. Dovrebbe essere un governo di unità nazionale, o qualcosa di simile. L'ostracismo, il «metodo Letta», è il suo peggior nemico.

È la tavoletta di terracotta che sta avvelenando la polis.

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