Cronache

Michele Merlo, i Nas: "Ematoma sottovalutato, cure compromesse"

Secondo i Nas, due medici avebbero sottovalutato la sintomatologia di Michele Merlo, morto per leucemia fulminante

Michele Merlo, i Nas: "Ematoma sottovalutato, cure compromesse"

Emergono le prime indiscrezioni dalle indagini condotte per la morte di Michele Merlo. Il Corriere del Veneto ha rivelato alcuni dettagli sul lavoro dei Nas, comprese alcune dichiarazioni rese dal padre del cantante pochi giorni dopo la sua morte, lo scorso giugno, a seguito di una leucemia fulminante. I primi dati delle indagini dicono che Michele Merlo poteva essere salvato se gli fosse stata diagnosticata per tempo la malattia ma, come viene sottolineato dai Nas, il grande ematoma del ragazzo sulla gamba sarebbe stato sottovalutato dai medici ai quali Merlo si è rivolto nei giorni precedenti al malore.

Quando Domenico Merlo, papà di Michele, è stato ascoltato dai carabinieri, l'uomo ha raccontato di una vacanza fatta col figlio a metà maggio, quando il ragazzo già lamentava uno strano ematoma: "In quei giorni lamentò solo la presenza di una tumefazione alla gamba sinistra che non sapeva attribuire a quale motivo". Queste parole sono state inserite negli atti dell'inchiesta della procura di Vicenza che sta conducendo il caso e che ha iscritto il medico di base che ha visitato Michele Merlo nel registro degli indagati. Al momento è lui, Pantaleo Vitaliano, l'unico medico indagato per la morte del cantautore.

Il pm fa notare che il professionista avrebbe dovuto capire che quel grande ematoma era in realtà il campanello d'allarme di una patologia più importante, prescrivendo le analisi del sangue per capire cosa c'era che non andasse. Con le analisi del sangue, infatti, si sarebbe potuta riscontrare l'infezione ematica di Michele Merlo che, con una diagnosi tempestiva, secondo i medici avrebbe avuto tra il 77 e l'87% di possibilità di salvarsi.

In un'informativa dei carabinieri del 17 giugno 2021, come riporta il Corriere del Veneto, si legge che il medico ha trattato l'ematoma "senza approfondire ulteriormente con le necessarie indagini diagnostiche (…) come un semplice strappo muscolare, senza tener conto che il giovane deambulava senza alcun problema nonostante la vastità dell’ematoma doveva far supporre uno strappo particolarmente doloroso…". Tuttavia, gli ispettori dell'azienda Zero sollevano il medico dalle responsabilità: "Non emergono rilievi particolari sulla gestione del paziente, soprattutto in considerazione che il sig. Merlo non si è presentato al controllo suggerito".

Secondo i Nas, però, c'è un secondo medico che potrebbe aver sottovalutato la gravità della condizione clinica di Michele Merlo, ossia Enrico Giannini, medico Continuità assistenziale di Vergato. In quei giorni il cantante si trovava in Emilia dalla fidanzata e, visto che ancora non stava bene, si era rivolto all'ambulatorio emiliano. Stando al rapporto dei carabinieri, che mettono a verbale la diagnosi di tonsillite fatta dal professionista, "l’ispezione del cavo orale e l’auscultazione avrebbero dovuto far notare la condizione generale di Michele, che in quella data era sicuramente già grave". Per i Nas "emergono evidenti responsabilità, perché trattando con superficialità i sintomi suggestivi di leucemia, ne ritardavano la diagnosi compromettendo l’esito delle cure". Nas e azienda Zero sono discordi nella loro ricostruzione dei fatti ma alla stessa conclusione dei carabinieri è giunta la procura di Bologna.

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