Migranti positivi al Covid, adesso pure Riace dice no

Il sindaco dell'ex cittadina dell'accoglienza scrive alla Prefettura di Reggio Calabria per opporsi alla creazione di un centro destinato agli stranieri affetti dal virus. “Decisione non condivisa”

Migranti positivi al Covid, adesso pure Riace dice no

Non li vuole neanche Riace. Pure il paese dell'accoglienza celebrato in tutto il mondo dice no al centro Covid per migranti.

Antonio Trifoli – il sindaco che ha preso il posto del padre di quel modello sociale, Mimmo Lucano – ha scritto alla Prefettura di Reggio Calabria per esprimere la sua netta contrarietà alla richiesta di destinare un ex hotel a edificio per la quarantena di migranti positivi, o presunti tali, al Coronavirus.

È stato lo stesso Trifoli a riferire che l'Azienda sanitaria provinciale di Reggio aveva chiesto la “documentazione per rilascio parere igienico-sanitario di alloggi destinati ad eventuale quarantena di pazienti Covid-19”, in seguito all'individuazione, da parte della Prefettura, dell'edificio dell'ex hotel Stella Marina a luogo per “quarantena di migranti”, per un totale di circa 45 posti.

“La comunità di Riace, che durante i mesi di chiusura ha mantenuto un comportamento esemplare – spiega il sindaco vicino alla Lega – non può rischiare di vedere vanificati tutti i propri sacrifici a causa di una decisione che non ha coinvolto né l'amministrazione comunale né tantomeno i cittadini”.

Trifoli ricorda che il Comune di Riace “non solo non è stato interessato da alcun caso di contagio da Covid-19” ma, allo stesso tempo, “non è pronto ad affrontare una emergenza sanitaria, essendo tra l'altro sprovvisto, come tutti i comuni limitrofi, di una qualsivoglia struttura sanitaria adatta e preparata ad affrontare una possibile crisi da contagi”.

Il primo cittadino annuncia inoltre di voler indire un'assemblea pubblica “al fine di informare i cittadini sugli ulteriori sviluppi della vicenda sollecitando fin da ora le istituzioni preposte a fornirci quelle risposte che ad oggi mancano del tutto”.

A Riace cambia tutto

Anche il paese della Locride, già culla del modello di accoglienza e integrazione ideato da Lucano, cambia dunque radicalmente approccio e chiude le porte al centro Covid per migranti. Proprio quel modello nei mesi scorsi è finito sotto inchiesta per presunti illeciti nella gestione dei fondi destinati all'accoglienza.

Lo scorso 8 luglio, il Tribunale del riesame di Reggio Calabria ha tuttavia stabilito che Lucano – accusato anche di associazione a delinquere – non avrebbe dovuto essere arrestato (era finito ai domiciliari, poi revocati). In ogni caso, con l'elezione di Trifoli, avvenuta nel maggio 2019, Riace sembra aver voltato definitivamente pagina.

L'arrivo dei primi migranti positivi al virus ha comunque creato allarme non solo a Riace, ma in tutta la Calabria.
Ieri è stato infine completato il trasferimento da Amantea a Roma, all'ospedale militare del Celio, dei 13 migranti bengalesi affetti da Covid, sbarcati sabato notte sulle coste di Roccella Jonica, nella Locride.

Il loro successivo trasferimento nella località turistica cosentina aveva scatenato l'ira dei cittadini, che avevano protestato occupando la Statale 18 Tirrenica. Una situazione ad alta tensione che aveva spinto la Prefettura a stanziare l'esercito per il presidio del centro in cui erano stati alloggiati i migranti.

La reazione di Santelli

Il trasferimento disposto dal ministero dell'Interno non ha però convinto del tutto la presidente della Regione Calabria, Jole Santelli: “Apprezzo il gesto del Viminale sulla vicenda Amantea, ma, come sa perfettamente il ministro Lamorgese, il problema rimane”.

Secondo la governatrice, “per contrastare il pericolo di diffusione del Covid-19 occorrono unità navali destinate all'assistenza e alla sicurezza sanitaria dei migranti. Pertanto, in una fase emergenziale come quella attuale, è necessario monitorare le coste calabresi ed evitare gli sbarchi”.

Sulla stessa linea anche il senatore calabrese di Forza Italia Giuseppe Mangialavori: “Il ministero dell'Interno non può limitarsi a mettere una toppa sul buco”. La Calabria, a parere del parlamentare azzurro, “non può vivere in una emergenza perenne.

È pertanto necessario che il governo metta a disposizione unità navali attrezzate e in grado di assicurare, allo stesso tempio, la doverosa e sacrosanta assistenza ai migranti e la sicurezza di tutti i cittadini”.

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