Migranti, spuntano gli scafisti greci e italiani

Secondo la Dia, la rotta dell'Adriatico è battuta da scafisti georgiani, turchi, ucraini e adesso anche da greci e italiani attratti dagli alti guadagni

Migranti, spuntano gli scafisti greci e italiani

Gli europei si scoprono scafisti. Trafficare in vite umane è un affare che fa gola a tanti. E se la rotta mediterranea, quella tra il Nord Africa e la Sicilia continua a rimanere sotto i riflettori, importanti scoperte arrivano, invece, dalla rotta balcanica.

Su questo (lucroso) fronte, sono sempre di più gli europei che, ingolositi dai facili e importanti guadagni, si reinventano scafisti. Secondo l’analisi del fenomeno che fa la Dia sulla seconda parte dello scorso anno, risultano coinvolti nell’affare addirittura greci e italiani.

Questi vanno ad affiancare i gruppi dell’Est, per lo più ucraini e georgiani, che da qualche anno hanno iniziato a battere la pista dell’Adriatico e dei paesi dei Balcani.

“L’elevata remuneratività del settore induce molti soggetti, anche di origine comunitaria, ad inserirsi nella gestione dei flussi migratori. Non di rado – si legge nel documento redatto dalla direzione investigativa antimafia - accanto agli immigrati clandestini vengono fermati georgiani, ucraini, turchi, greci e italiani (prevalentemente salentini del Leccese o del Brindisino) che partecipano alle attività delle organizzazioni come scafisti”.

Non c’è solo la rotta marittima, ma pure le tratte terrestri interessano gli investigatori: “Oltre che presso quelle meridionali marittime, rimane costante il flusso di migranti anche attraverso le frontiere terrestri, liguri e friulane, fenomeno che sembra sottendere, allo stesso modo, l’interesse di più organizzazioni criminali strutturate”. E a tal proposito, il riferimento è a un’indagine dei Ros di Udine che, nell’agosto dello scorso anno, notificarono un’ordinanza di custodia cautelare diretta a quattro cittadini del Pakistan (due dei quali sarebbero tuttora latitanti) accusati di far parte di un’associazione internazionale dedita proprio al traffico internazionale di clandestini.

Per i migranti è un destino triste.

Se è vero che, secondo la Dia, la stragrande maggioranza di loro sogna di lasciar subito l’Italia, accade però che “la conseguente dispersione dei migranti sul territorio e il successivo passaggio alla condizione di clandestinità avrebbero accentuato il rischio di una loro cooptazione nei circuiti delinquenziali, compreso quello del caporalato”. Insomma, destinati a una vita da manovali del crimine e dell'illegalità.

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