Montanelli è stato attaccato di nuovo: mentre scriviamo almeno una sigla femminista sta manifestando nel centro di Milano, in pieno Corso ed in prossimità della Scala, con lo scopo di affermare che il colonialismo è equiparabile allo stupro.
L'obiettivo del sit-in, anche in questo caso, non sembra essere tanto il "colonialismo" in sé, quanto la figura di Indro Montanelli. Il fondatore de IlGiornale sembra essere diventato il bersaglio preferito dei benpensanti, del pensiero progressista e del radical-chicchismo. Le femministe avevano già attaccato il giornalista un paio d'anni fa, oltraggiando la stauta che lo ricorda presso i Giardini di Porta Venezia. Gli episodi di questi giorni, insomma, sembrano far parte di un fenomeno ciclico. Qualche vicenda, qualche atto di protesta che riguardi da vicino la figura di Indro Montanelli e che provenga dall'ideologia femminista, viene raccontato più o meno una volta ogni anno. La cadenza di alcune rimostranze è stabile.
La sigla principale che è scesa per le strade pochi minuti fa, stando a quanto ripercorso dall'Agi, è quella di "Non una di meno". Ma è possibile che la piazza sia stata interessata pure da un po' di spontaneismo. Anche in questa circostanza le proteste sono state contraddistinte dalla creatività: "Colonialismo è stupro" è appunto il messaggio scelto dalle militanti - quello scritto nero su bianco - . Le femministe hanno deciso d'imprimere questo testo in via diretta sul manto stradale, all'altezza di via Case Rotte.
L'accusa, ancora una volta, riguarda la storia del "madamato". Più che altro sembra che Indro Montanelli sia suo malgrado divenuto un simbolo di tutto quello che il giacobinismo di ritorno intende contestare nel corso di questa sua riemersione storica. Sappiamo del resto come, attraverso quali modalità, il dibattito politico-ideologico di questi giorni abbia coinvolto di nuovo l'autore de La Storia d'Italia.
Negli Stati Uniti qualcosa di simile, una rivalutazione in chiave ideologica, è stata subita da personaggi come Cristoforo Colombo. L'Occidente, in generale, deve fare i conti con questi accadimenti legati alle statue e ai personaggi che le opere rappresentano. Alcune statue, per via di questi moti di piazza, sono quasi state elevate al ruolo di sintesi, di riassunto, di un modo di concepire il mondo che per gli ultra-progressisti va cancellato senza sconti ed una volta per tutte.
In Italia, il mirino è stato puntato soprattutto su Indro Montanelli, che non ha bisogno di troppe difese. Nel polverone sollevato da "Non una di meno" è finito persino il sindaco Giuseppe Sala, che è del Partito Democratico.
Il primo cittadino milanese ha rilasciato dichiarazioni che non sono state digerite dalle femministe, che infatti oggi esibiscono considerazioni come questa: "Stupro, pedofilia e colonialismo non sono un errore". "Rifiutiamo ogni forma di banalizzazione", aggiungono le femministe. Le loro proteste no: quelle le femministe non le considerano banali.
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