Milano, picchia la moglie e la riduce su sedia a rotelle: ora è libero

L’uomo è in libertà, nonostante il quadro clinico della moglie sia stato giudicato compatibile con le violenze inferte; la donna finisce su una sedia a rotelle

Milano, picchia la moglie e la riduce su sedia a rotelle: ora è libero

Milano, la vicenda, che ha dell’incredibile, vede come protagonista Francesca Amelia Cucuzza, una ragazza di 36 anni oggi costretta a condurre la sua esistenza inchiodata su una sedia a rotelle. E tutto questo non a causa di una grave malattia o di una tragica fatalità, ma come conseguenza delle violenze a cui è stata sottoposta dall’ormai ex marito, contro cui ha affrontato una dura battaglia legale per ottenere giustizia.

Fino a qualche anno fa Francesca era una maestra d’asilo e conduceva un’esistenza normale, anche se dietro le quinte si celava una convivenza infernale con quello che sarebbe dovuto essere il suo amore. Dai racconti della ragazza si evince che nei primi tempi della loro relazione il compagno fosse assolutamente insospettabile: “Era carino, premuroso, avevamo entrambi la passione per gli animali”.

L’innamoramento poi accelera i suoi tempi ed i due convogliano a nozze, vero e proprio snodo della vicenda: “Appena sposati inizia la sua ossessione per il controllo”, racconta la donna ricordando gli esordi del suo incubo, “Se esci di casa mi devi mandare un sms, quando entri a scuola mi devi mandare un altro sms”. E nelle occasioni in cui l’invio dei messaggi non fosse stato abbastanza rapido, seguivano per la donna delle liti furibonde al ritorno a casa accompagnate dalle botte. Inizialmente Francesca tiene dentro di sé il dolore e la sofferenza di ciò che le sta succedendo, non trovando il coraggio di raccontarlo a nessuno.

Ovviamente le violenze ai suoi danni continuano, fino ad arrivare alla prima denuncia, che fa seguito ad un ricovero all’ospedale Mangiagalli di Milano: “Dopo la denuncia, a lui, che faceva la guardia giurata, tolgono la pistola, quella con cui mi aveva obbligata a fare qualunque cosa. Me la puntava alle tempie o me la metteva in bocca, poi mi legava. Più io chiedevo aiuto, più la sua rabbia montava perché mi diceva che gli avevo fatto perdere il lavoro. Ti ammazzo, mi ripeteva”.

Riccardo, questo il nome del suo aguzzino, non l’ha uccisa, ma dopo anni ed anni di botte e di violenze di ogni tipo è riuscito a ridurla su una sedia a rotelle: le ha quasi spezzato la schiena, rotto lo sterno e le costole, che hanno perforato di conseguenza un polmone, le ha causato un doloroso abbassamento renale e le ha fatto perdere l’uso di una gamba.

Alle violenze fisiche si sono aggiunte anche quelle sessuali oltre che quelle psicologiche, che hanno prodotto in lei ferite altrettanto profonde e continuano a farla vivere nel terrore: “Mi ha tolto la luce e la gioia”.

Ma nonostante tutto questo, dopo una prima archiviazione, Riccardo ha subito una condanna ridicola pari a soli dieci mesi di reclusione, con sospensione della pena, ed a una provvisionale di diecimila euro.

Quindi adesso è libero, anche se la Procura ha fatto appello per richiedere una pena più severa ai suoi danni.

Intanto Francesca vive nel terrore che quelle minacce ripetute negli anni dal suo aguzzino, ora che è a piede libero, possano diventare realtà.

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