Cronache

Draghi e Mattarella nel mirino dei No Vax: scatta il blitz

La procura di Roma ha individuato quattro persone che sul web insultavano e minacciavano il presidente del Consiglio e il capo dello Stato. Il 9 settembre erano stati perquisiti otto "guerrieri"

Draghi e Mattarella nel mirino dei No Vax: scatta il blitz

Nuove perquisizioni nelle case dei No Vax dopo le minacce diffuse sul web. Questa volta, a finire nel mirino delle chat dei contrari a vaccini e Green Pass è stato il presidente del Consiglio Mario Draghi.

Questa mattina, gli agenti della Digos della questura di Roma e della Polizia postale hanno perquisito le case di quattro persone residenti in città diverse. La misura è stata decisa dalla procura della Capitale nell'ambito di un'inchiesta sulla campagna d'odio, anche via web, che ha coinvolto anche Draghi. Le minacce, sono legate alle misure adottate dal governo per il contenimento della pandemia. Gli insulti erano rivolti anche a Sergio Mattarella e al ministro della Salute Roberto Speranza. I No Vax hanno anche creato dei falsi profili social del presidente del Consiglio, oltre a pagine che accostavano il suo nome a espressioni offensive o minatorie.

Il 9 settembre, otto membri della chat Telegram "I guerrieri" erano stati perquisiti su ordine della procura di Milano. Gli agenti avevano sequestrato katane, sfollagente, tirapugni e spray al peperoncino. Via messaggio, i guerrieri si scambiavano consigli su come fabbricare dei detonatori e stavano per organizzare un incontro in vista di una manifestazione a Roma, evento che nelle loro intenzioni sarebbe dovuto sfociare nell'occupazione dei "palazzi del potere". Nella stessa chat era stato condiviso l'indirizzo di Mario Draghi. I perquisiti sono stati poi indagati per istigazione a delinquere aggravata. Nel mirino dei No Vax erano finiti anche i leader del centrodestra Giorgia Meloni e Matteo Salvini. "Eccole le merde della finta opposizione", si leggeva in un commento. E ancora: "Salvini merda collaborazionista, ci ricorderemo di te". Insulti e minacce erano rivolti anche a intere categorie.

I giornalisti erano tacciati di essere dei "leccaculo" e ci si augurava di "vederli alla gogna in piazza a ricevere sputi in faccia con la forca lì accanto".

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