Guerra in Ucraina

"Armi a Kiev". "Parole preoccupanti": scintille tra Guerini e Conte

Il ministro Guerini in commissione Difesa: "L'Italia continuerà a supportare l'Ucraina nella sua difesa dall'aggressione russa anche con dispositivi in grado di neutralizzare le postazioni dalle quali la Russia bombarda le città". Altolà da Conte e Salvini sulle armi che possono colpire i russi

"Armi a Kiev". "Parole preoccupanti": scintille tra Guerini e Conte

Si è tenuta oggi l'audizione del ministro della Difesa Lorenzo Guerini alla commissione bicamerale della Difesa sulla guerra in Ucraina. Durante la seduta il ministro Guerini ha ribadito l'impegno del nostro Paese per sostenere Kiev nella sua resistenza che si oppone all'invasione russa cominciata lo scorso 24 febbraio. Posizione che ha però fatto alzare un veloce altolà di Giuseppe Conte. Dubbi anche da parte della Lega e di Matteo Salvini.

In particolare la massima carica del dicastero della Difesa ha affermato che “sulla base di quanto indicato dalla legge e in relazione all'evoluzione sul terreno, l'impegno italiano continuerà a supportare l'Ucraina nella sua difesa dall'aggressione russa anche con dispositivi in grado di neutralizzare le postazioni dalle quali la Russia bombarda indiscriminatamente le città e la popolazione civile”. “E' possibile, ed in parte sta già avvenendo - ha sottolineato Guerini - che il conflitto si intensifichi ulteriormente nei prossimi giorni, stante il presumibile obiettivo di conseguire da parte russa risultati tangibili entro la data simbolica del 9 maggio”.

Da questo punto di vista è infatti probabile che in occasione delle celebrazioni per la vittoria sovietica nella seconda guerra mondiale, il Cremlino annunci formalmente la dichiarazione di guerra all'Ucraina che permetterebbe sia la mobilitazione generale delle forze armate – che comunque richiederebbe tempo – sia di operare in un contesto giuridico che, in caso di vittoria finale, darebbe modo a Mosca di intimare una resa “senza condizioni”. In ogni caso il temuto annuncio di una “guerra totale” da parte russa non va inteso come una minaccia di estensione del conflitto o del ricorso all'armamento nucleare, sia esso tattico o strategico, ma va letta come una mossa propagandistica diretta verso il fronte interno per prepararlo a un conflitto di lunga durata.

Anche il ministro della Difesa ha infatti affermato che “la Russia, già oggi, deve prendere atto degli esiti della campagna militare” sottolineando le difficoltà della strategia bellica di Mosca che sta costando perdite su entrambi i lati del fronte, e “ripensare la sua postura rispetto alla comunità internazionale per favorire le attività negoziali. Sapendo che non c'è un vero negoziato che possa partire, senza un reale cessate il fuoco, senza che i russi smettano di bombardare”. I negoziati ufficiali, che in un primo tempo sembravano poter portare almeno a una tregua, sono cessati col procedere dell'offensiva russa, che verso la metà di aprile è passata in una nuova fase ridimensionando gli obiettivi e concentrandosi sull'occupazione dell'intero Donbass e, possibilmente, su un'operazione sul fronte meridionale diretta verso Odessa.

Esiste comunque un grosso margine di incertezza, almeno secondo palazzo Baracchini. L'offensiva russa in Ucraina infatti, afferma ancora il ministro, “non è chiaramente definibile sia nei risultati di breve termine di carattere operativo che negli obiettivi finali. Quest'ultimi, infatti, potrebbero essere rivisti sulla base delle capacità di resistenza dell'Ucraina ovvero ampliati qualora si assistesse ad un suo cedimento, con potenziale espansione dell'occupazione russa sino ad Odessa, per precludere all'Ucraina l'accesso al Mar Nero”.

L'Italia pertanto continuerà a fornire materiale bellico a Kiev come già effettuato in precedenza: il nostro Paese, infatti, ha fornito all'esercito ucraino mitragliatrici Mg 42/59, mortai da 120 millimetri (per il tiro curvo a medio raggio), Atgm (Anti Tank Ground Missile) tipo Milan e mitragliatrici pesanti Browning M2.

Non è chiaro cosa intenda il ministro con “dispositivi in grado di neutralizzare le postazioni dalle quali la Russia bombarda le città”, ma da questo punto di vista i mortai pesanti rappresentano già uno strumento capace di effettuare questo tipo di azione. Poi in serata è arrivata un precisazione precisazione dal ministero: il riferimento di Guerini è a "munizionamenti a cortissimo raggio funzionali al solo scopo difensivo e per proteggere città e cittadini". Un passaggio che non ha però evitato le polemiche.

L'altolà di Conte e Salvini

Intervistato da Paolo Del Debbio a 'Dritto e Rovesciò, il leader M5s Giuseppe Conte si è detto preoccupato per le parile del ministro: "significa che siamo disponibili anche a distruggere postazioni russe in territorio russo", ha spiegato. Il tutto correggendo però il tiro nel corso dello stesso intervento: "Dobbiamo dare atto che il ministro della Difesa l'ha in parte corretta. Ha fatto una precisazione che ritengo doverosa: non intendeva dire che si colpiscono postazioni russe in territorio russo. Ma questo rende comunque urgente quello che invochiamo da giorni: il premier, oltre che il ministro della Difesa, vengano in Parlamento, dove ci sono i rappresentanti del Popolo che può esercitare i suoi poteri di indirizzo e controllo", ha concluso.

Sul chi va là anche il leader leghista Matteo Salvini: "noi - ha ricordato - abbiamo votato all'inizio perché l'Ucraina si potesse difendere: se ora alcune di queste armi vanno fuori confine a offendere o distruggere è un altro paio di maniche. Più armi si mandano e più la pace si allontana".

Dall'opposizione è critica Isabella Rauti (FdI), che ha invitato Draghi a riferire alle Camere nell'ipotesi di un terzo invio di armi.

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