Cronache

Monza, i genitori di un 16enne: "Fuori dalla classe perché gay"

La punizione dopo che lo studente ha pubblicato su un social una sua foto con un altro ragazzo. Il preside: "Influenza negativamente gli altri ragazzi"

Monza, i genitori di un 16enne: "Fuori dalla classe perché gay"

In una scuola cattolica di Monza un 16enne è costretto a seguire le lezioni dal corridoio. Non si tratta né di un bullo, né di un ragazzo particolarmente vivace che disturba i compagni o i professori. Il ragazzo è gay. E il preside dell'Istituto cattolico professionale Ecfop lo ha confinato fuori dalla classe, perché con i suoi comportamenti "influenza negativamente gli altri ragazzini e vanno protetti gli altri bambini". La decisione è, infatti, arrivata dopo che lo studente ha messo su un social una sua foto con un altro ragazzo. Foto che è stata segnalata a un insegnante da un compagno.

La madre ha chiesto spiegazioni al dirigente scolastico che si è limitato a dire: "Vi assicuriamo che non facciamo discriminazioni sessuali né razziali. La nostra attenzione è alla formazione professionale dei giovani, seguendo il dettame della pastorale sociale della Chiesa cattolica”.

I genitori del ragazzo si sono rivolti alle forze dell'ordine e nel frattempo l'episodio, oltre a sollevare l'indignazione e la rabbia delle associazioni lgbt, è arrivato all'attenzione della classe politica che condanna, da destra e da sinistra, la soluzione adottata dal preside.

La deputata e responsabile Scuola e Università di Forza Italia, Elena Centemero, ha dichiarato: "Se le discriminazioni sono sempre odiose, quelle che avvengono a scuola sono particolarmente gravi. Per questo, presenterò quanto prima un'interrogazione parlamentare affinchè il Miur faccia chiarezza su quanto denunciato. Credo fermamente - ha aggiunto - nel valore educativo della scuola, nel ruolo che i docenti svolgono nella crescita umana e personale dei giovani, nell'importanza di insegnare non solo nozioni ma anche il rispetto verso il prossimo e una corretta educazione all'affettività. Per questo, se confermati, fatti come quello denunciato a Monza non possono e non devono accadere. Si faccia, quindi, chiarezza sia per il rispetto del ragazzo sia per il valore educativo che la scuola ha".

Dello stesso avviso il collega del Pd Alessandro Zan ha parlato di "comportamenti che prima di tutto nulla hanno a che fare con la cristianità, ma che soprattutto contrastano con il buon senso e i più elementari diritti sanciti dalla nostra Costituzione, e che per questo non devono rimanere impuniti

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