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Moralismo burocratico

A Natale si andrà a letto presto. È, dice la legge, l'unico modo per sopravvivere. Non ci saranno luci e neppure troppi regali. Non lo passerai con i tuoi.

Moralismo burocratico

A Natale si andrà a letto presto. È, dice la legge, l'unico modo per sopravvivere. Non ci saranno luci e neppure troppi regali. Non lo passerai con i tuoi. Non supererai il confine del tuo comune. Non scambierai il segno di pace e molti si ritroveranno soli, per assaporare fino in fondo questi tempi cupi. Non ti farai illusioni.

La legge ti ricorda che non è questo il momento di mollare. Non lo è perché i morti ieri sono stati quasi mille e la vita è più sacra di un cenone. Allora, così sia. Non importa che questo Natale sia il sogno di quel vecchio micragnoso di Scrooge, il protagonista del Canto di Dickens. È la sua vendetta. Ci vuole far vedere le cose dal suo punto di vista. Il Natale come una festa da sconsacrare, dove gli altri sono un'insidia, da tenere lontani, perché il mondo lì fuori è senza cuore e va affrontato indossando una maschera.

Noi non siamo come Scrooge. Non bestemmiamo il Natale per egoismo, ma per salvare gli altri.

Non importa neppure che sia un Natale austero, anche se ogni giorno in più di austerità ci rende più poveri. È il futuro quello che conta. Solo un paio di cose vorremmo chiedere alla legge, a chi la scrive, a chi batte il ritmo di questa vita al ritmo di Dpcm. Non c'è bisogno di puntare il dito. Non servono i divieti simbolo per metterci più paura. Non dateci lezioni di vita con il guinzaglio del «moralismo burocratico». Non siamo pecorelle smarrite. Non lo dite con chiarezza, ma un po' lo fate capire: ve lo siete meritati. Il Natale perduto ve lo siete meritati per i peccati dell'estate.

Quelli sono i mesi in cui la legge, e chi la governa, ha consumato il futuro. Ha perso tempo. Si è lasciata di nuovo prendere di sorpresa e non ha fatto tesoro della tragedia di Bergamo. Si è limitata a ripetere la litania dei morti e quando sono tornati a essere tanti è tornata al punto di partenza. Cosa si sta facendo per il 2021? È questa la domanda che prima o poi merita una risposta e il vaccino non è una parola magica. Non funziona come un abracadabra.

Si dica amen al Natale senza gioia, ma non basta. C'è bisogno di dare un senso più lontano a questo sacrificio. C'è bisogno di speranza. No, non il ministro, ma quel sentimento che ti porta a guardare oltre l'orizzonte senza smarrirsi. Niente Natale, ma un sistema sanitario che non gioca a dadi con la tua vita. Niente Natale, ma un piano per ricostruire una terra desolata. Niente Natale, ma una next generation. Niente Natale, ma un domani.

Niente Natale, ma una resurrezione.

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