Politica

Dopo le motivazioni della Consultai l parlamento non ha più alibi

Sulla legge elettorale ogni partito vuol cucirsi l’abito su misura e l’accordo sembra difficile. Ma il presidente della Corte costituzionale avverte: «Non abbiamo un ruolo di supplenza del legislatore, ma di interprete»

Dopo le motivazioni della Consultai l parlamento non ha più alibi

E ora che c’è la sentenza della Consulta, ora che ci sono le motivazioni, questa legge elettorale il parlamento la farà? La Corte Costituzionale «non ha nessuna voglia di svolgere un ruolo di piccola legislatrice», ricorda il presidente Paolo Grossi, il suo «non è un ruolo di supplenza del legislatore, ma di interprete».

La grande attesa è finita e un po’ tutte le forze politiche dicono che non ci sono più alibi, mentre i pochi sostenitori del voto anticipato temono, al contrario, che le indicazioni date dai giudici costituzionali ne costituiscano uno nuovo, di alibi, per prendere tempo. Se la politica è andata oltre e l’urgenza di arrivare alle urne subito ormai è scemata, per i problemi di Matteo Renzi, messo all’angolo dai suoi avversari interni, rimane però la necessità di dare al Paese una legge elettorale seria, e capace di produrre «maggioranze omogenee» nelle due Camere, come chiede la Consulta.

C’è chi propone di cominciare rendendo omogenei i corpi elettorali, da Pino Pisicchio del Gruppo Misto al dem Daniele Borioli, che dice: «Circa 4 milioni di cittadini, tra i 18 e i 24 anni, possono votare per la Camera non per il Senato». Solo che il parlamento si è trasformato in questi mesi in una sartoria dove ogni partito vuol farsi cucire l’abito su misura. Un pezzo del Pd rimane sul Mattarellum, un altro discute del premio alla coalizione invece che alla lista proposto da Dario Franceschini, Fi vorrebbe un ritorno al proporzionale, c’è chi preme per un Italicum rivisto e corretto nelle due Camere e chi ancora vorrebbe tenere in vita il Consultellum. L’accordo, se le cose restano così, è difficile da raggiungere.

Martedì, comunque, si riunirà l'ufficio di presidenza della Commissione Affari Costituzionali della Camera per stabilire che fare delle 18 proposte di legge depositate e delle altre in arrivo, soprattutto da Pd e Fi. Avverte Andrea Mazziotti, presidente della Commissione: «Sulle decisioni di merito influirà la direzione del Pd di lunedì». Altra attesa, per la resa dei conti tra i dem. Il regolamento, ricorda l’azzurro Renato Brunetta, prevede «una procedura speciale in questi casi, cioè che si avvii l'esame congiunto tra la sentenza della Corte e i pdl già presentati in Commissione».Si inizia a ragionare sulle indicazioni date dalla Consulta. «Il tema delle soglie di sbarramento e del premio di maggioranza per non determinare disomogeneità fra i due rami del parlamento», sottolinea Paolo Romani di Fi, e poi il sorteggio per i pluricandidati che per l’Alta Corte è la scelta «meno opportuna». Per il senatore Gaetano Quagliariello,dalla sentenza «l'Italicum esce distrutto» e «ora il re è nudo».

Se si chiama Renzi, non potrà «inseguire rivincite personali».

Commenti