La tragedia del Mottarone

Il gip scarcera i 3 indagati del Mottarone

Il caposervizio della funivia del Mottarone ai domiciliari, Luigi Nerini ed Enrico Perocchio liberi: così ha deciso il gip dopo la tragedia

Il gip scarcera i 3 indagati del Mottarone. Tadini ai domiciliari, gli altri due liberi

Il gip Donatella Banci Bonamici ha convocato nel carcere di Verbania i legali dei tre fermati per lo schianto della funivia del Mottarone, che ha causato 14 vittime. Il Gip ha comunicato loro le sue decisioni. Nella casa circondariale sono arrivati anche il procuratore Olimpia Bossi e la sostituta Laura Carrera. Nelle ore precedenti i tre indagati sono stati ulteriormente sentiti per l'interrogatorio, durante il quale è iniziato il rimbalzo delle responsabilità. Il gestore dell'impianto della funivia del Mottarone Luigi Nerini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio hanno lasciato il carcere di Verbania e sono liberi. Va agli arresti domiciliari il capo servizio Gabriele Tadini che ha ammesso di aver manomesso il sistema di frenata di sicurezza.

Il gip oggi ha ascoltato il gestore Luigi Nerini, il caposervizio Gabriele Tadini e il direttore d'esercizio Enrico Perocchio. Ogni interrogatorio è durato quasi due ore, un'intera giornata spesa dalla dottoressa Banci Bonamici per la convalida del fermo. L'avvocato Marcello Perillo, legale del caposervizio Tadini, ha riferito che il suo assistito ha confermato quanto già detto in caserma dai carabinieri. Quindi ha ammesso di aver "più volte" utilizzato i forchettoni per bloccare il freno di emergenza quando c'erano suoni sospetti. Diversa la versione fornita dal gestore Luigi Nerini, invece, che stando a quanto dichiarato dal suo legale avrebbe negato davanti al gip di sapere di essere a conoscenza di questa pratica. "Per favore smettete di dire che ha risparmiato sulla sicurezza. Il dato di fatto è che ex lege chi si occupa di sicurezza dei viaggiatori sono il caposervizio e il direttore d'esercizio e non il gestore", ha detto il suo legale difensore Pasquale Pantano.

Anche il terzo interrogato, Enrico Perocchio, ha negato però di essere a conoscenza dei forchettoni inseriti per il blocco dei freni di emergenza della funivia del Mottarone. Lo ha riferito l'avvocato Andrea Da Prato. Perocchio sarebbe ne venuto a conoscenza alle 12.09 di domenica 23 maggio, quando ha ricevuto la chiamata di Gabriele Tadini. Questo Perocchio avrebbe voluto dire alla procura lo scorso martedì tramite Pec prima di essere convocato.

L'unica certezza al momento è che Gabriele Tadini fosse a conoscenza dei forchettoni inseriti, ma da chi è arrivato l'ordine di non toglierli? Pare che Tadini non abbia mai detto di aver ricevuto un ordine dall'alto preciso. "Tutti sapevano", avrebbe detto. Su questo insistono le difese di Perocchio e Nerini. Dopo aver ascoltato le versioni dei tre, che si trovano attualmente rinchiusi nel carcere di Verbania, il gip si è preso alcune ore per decidere sul fermo e in serata ha convocato i tre legali difensori per comunicare loro la sua decisione. Gabriele Tadini pare sia sconvolto, stando alle dichiarazioni del suo legale: "Si è rifugiato nella fede. Avrà per sempre quelle vittime sulla coscienza".

Per Lugi Nerini e per Enrico Perocchio non sussisterebbero i gravi indizi necessari per una misura cautelare in carcere. Nerini ha subito commentato: "Contento, ora bisogna trovare i responsabili".

Le parole del procuratore

"Contro Nerini e Perocchio il giudice ha ritenuto le prove non sufficienti ritenendo le parole di Tadini non credibili".

Così il procuratore capo di Verbania Olimpia Bossi commenta la decisione del giudice rispetto agli indagati della tragedia del Mottarone.

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