Un muro da abbattere

Dovremo attendere probabilmente l'8 dicembre per capire se Ecofin, l'organismo cui partecipano i ministri dell'Economia dei governi Ue, avrà raggiunto un accordo pieno sul nuovo Patto di Stabilità

Un muro da abbattere
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Dovremo attendere probabilmente l'8 dicembre per capire se Ecofin, l'organismo cui partecipano i ministri dell'Economia dei governi Ue, avrà raggiunto un accordo pieno sul nuovo Patto di Stabilità. Fino ad allora sarà una girandola di bozze che, al momento, vedono l'Italia in posizione resistente, pronta a votare contro perché ancora non c'è chiarezza su due nodi centrali: le condizioni per la riduzione del debito e la possibilità di scorporare dalla spesa gli investimenti destinati alla difesa e alla transizione energetica. Qualche passo in avanti ieri a Bruxelles sarebbe stato compiuto, ma poiché le versioni sono discordanti, non è facile proporre un'analisi accurata sulle conseguenze per il nostro Paese. Ora, che una unione monetaria abbia bisogno di regole è scontato, perché senza di esse la fallimentare politica di bilancio di uno Stato potrebbe avere conseguenze sulla stabilità dell'intera comunità. Ma quando le regole costringono uno Stato a sacrificare la sua capacità di crescita, magari a vantaggio dei vicini, allora quelle regole diventano un muro da abbattere con determinazione. Il vecchio Patto di Stabilità, con le decine di eccezioni varate negli ultimi anni, è un insieme di condizioni difficilmente applicabili nell'Eurozona post pandemia, dove debiti e deficit sono esplosi per tutti. Per cui, a meno che non si faccia strada l'idea di un periodo di transizione in attesa di una proposta unitaria, la via dell'accordo entro l'anno sembra l'unica percorribile.

Ma il tempo stringe, perciò è responsabilità dell'Ecofin assumere posizioni ragionevoli, mettendo fine alle contrapposizioni frutto di pregiudizi logori, nello spirito che ha dato vita alle grandi iniziative unitarie, prima con la pandemia poi con la guerra in Ucraina. Del resto, è ciò che chiedeva proprio mercoledì anche Mario Draghi nel sottolineare la necessità di una Unione politica dopo quella monetaria, la sola via perché la costruzione europea non vada in pezzi.

Soprattutto in un contesto come quello attuale di tassi di interesse elevati e di sfide economiche significative, è necessario preservare la sostenibilità delle finanze pubbliche fornendo a tutti i partner gli strumenti per crescere senza il timore di sanzioni ormai anacronistiche.

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