"Le navi ong accendono i fari e gli scafisti mandano i migranti"

Il racconto dell'ammiraglio Enrico Credendino, comandante dell'Operazone Sophia dell'Ue: nuove accuse sulle missioni delle ong al largo della Libia

"Le navi ong accendono i fari e gli scafisti mandano i migranti"

Se due indizi fanno una prova, contro le navi ong che "soccorrono" i migranti ci sono tutti i presupposti per lanciare un'accusa. E non è un caso se, con tutti i termini diplomatici di un ammiraglio, anche Enrico Credendino, comandante dell'operazione Sophia per i respingimenti in mare, ha puntato il dito contro le tecniche utilizzate dalle navi umanitarie per abbordare i gommoni e trarre in salvo i disperati.

L'attacco alle navi ong

In una intervista al Corriere, il 54enne ammiraglio che da due anni guida l'operazione Ue Navfor Med, ha confermato che l'aumento dei salvataggi in mare ha avuto (anche) l'effetto negativo di spingere gli scafisti ad incrementare i viaggi della morte. E la "colpa", se così si può chiamare, non è di Sophia. Ma delle missioni: "Nonostante abbiamo salvato 34mila persone, abbiamo fatto solo l'11,8% dei soccorsi. Ci sono ong che fanno quasi il 40% e attraggono molto più". Facciamo attenzione alle parole di Credendino: quando dice "attrarre migranti", lo fa a ragion veduta. Le onlus, spiega infatti, "lavorano spesso al limite delle acque libiche e la sera hanno grossi proiettori: gli scafisti li vedono e mandano il gommone verso questi proiettori". Avete capito? Gli scafisti se ne stanno sulla spiaggia aspettando che le navi umanitarie accendano i fari notturni e poi fanno partire i barconi carichi di migranti. Tutto molto semplice. Perché indirizzarli verso Lampedusa, se lì vicino c'è una nave umanitaria che li "attrae" a sé? I barconi così devono fare solo poche miglia (visto che le ong operano quasi sempre a poche miglia nautiche dalla costa libica) e gli scafisti raggiungono il massimo risultato col minimo sforzo: possono caricare i gommoni con molti più immigrati e consegnare meno benzina. Un vero e proprio affare.

Le accuse contro le missioni umanitarie

Che Medici senza Frontiere, Croce Rossa e via dicendo siano alacremente impegnate nei salvataggi in mare non è una novità. E la cosa gli fa anche onore: salvare delle vite umane è cosa sempre positiva. Il problema è quando cominciano a fioccare le accuse di essere "colluse" con gli scafisti, di aiutare - di fatto - il business dei trafficanti e di incrementare i viaggi della speranza (e di conseguenza i morti in mare). I radar delle navi dimostrano che le ong arrivano a poche miglia dalle coste libiche, gli stessi scafisti assicurano ai migranti che "tanto ti vengono a salvare quelli delle missioni" e ora si scopre che di notte accendono pure i fari per indicare la strada ai trafficanti.

Qualche dubbio l'ammiraglio Credendino lo ha pure sulle capacità di spesa delle organizzazioni non governative, che con risorse proprie riescono a levare l'àncora per più tempo di quanto possano fare

le missioni europee. "Stare in nave 24 ore - spiega l'ammiraglio - è costoso. Alcune navi ong sono avanzate, hanno anche piccoli droni. Sono investimenti importanti". Una domanda sorge legittima: dove prendono le risorse?

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