Cronache

Meningite tra contagi e psicosi: nei paesi-focolaio del batterio

"Cintura di protezione" attivata e vaccini per 40mila persone, ma nei paesi resta la paura

Meningite tra contagi e psicosi: nei paesi-focolaio del batterio

Trenta giorni di allarme e contagi, negli ultimi giorni del 2019 e i primi del 2020. Due province, quella di Bergamo e di Brescia, si sono ritrovate così nel pieno di un’emergenza sanitaria e alle prese con una psicosi da meningite in un’area urbana abitata da milioni di persone. È il basso Sebino il focolaio del contagio da Meningococco C ed è qui che sono stati riscontrati cinque casi, di cui ben due mortali.

Tutto comincia il 2 dicembre del 2019, quando la 19enne Veronica Cadei, residente nel piccolo paese della Bergamasca di Villongo e studentessa alla Cattolica di Brescia, viene accompagnata con la febbre molto alta in ospedale, dove muore solo 24 ore dopo. Il 6 dicembre si registra il secondo caso che colpisce una 16enne sempre di Villongo, ricoverata d’urgenza per sepsi da Meningocco C. Il terzo contagiato è un uomo di 36 anni, che il 21 dicembre risulta positivo allo stesso ceppo dei primi due casi. Anche lui è del piccolo paese del Sebino. Il 3 gennaio del 2020 il secondo decesso: Marzia Colosio, 48enne madre di due figli. La donna viveva sul lago d’Iseo, a pochissimi chilometri dal cuore del focolaio. Tre giorni dopo il quinto caso, che vede coinvolto un 16enne, sempre nella Bergamasca. Ma in questo ultimo caso il ceppo è diverso e l’infezione è di tipo B, ritenuta meno grave.

A gennaio intanto è partita la corsa ai vaccini e gli ambulatori del basso Sebino sono stati letteralmente presi d’assalto. Regione Lombardia ha intanto avviato un ampio piano di profilassi per creare una vera e propria cintura di protezione con lo scopo di "isolare" e mettere in sicurezza la zona. E ad oggi sono state vaccinate quasi 40mila persone in ambulatori, scuole e poli temporanei nei municipi. Nonostante il vasto piano anti-epidemia, a Villongo molti hanno ancora paura. L’appartenenza allo stesso ceppo della maggior parte dei contagiati indica infatti che le vittime avessero frequentato gli stessi luoghi o abbiano avuto contatti, anche solo fortuiti, sebbene prolungati. In paese ci si mantiene in un discreto silenzio, mentre in municipio proseguono le ultime somministrazioni di vaccino.

A pochi chilometri di distanza, Sarnico è stato direttamente interessato dall’emergenza sanitaria. Pur non avendo avuto contagi "in casa", infatti, due delle persone positive frequentavano regolarmente il paese lacustre. Qui paura e precauzioni hanno spinto ad annullare la messa all'ospedale in occasione del Santo Patrono, per evitare contatti con i degenti, e a sospendere il tradizionale bacio della reliquia del Santo in occasione delle messe. "Siamo un po’ balzati alle cronache - confessa il vicesindaco di Sarnico Paola Plebani - perché la Chiesa ha cercato di evitare contatti che potessero portare la trasmissione dei batteri". Un provvedimento simile a quello di alcune parrocchie, che hanno invitato i fedeli a non stringersi la mano "in segno di pace" durante la funzione. "C’è stata paura e anche panico, perché subire due decessi in un'area geografica così ristretta a livello psicologico è stato allarmante. Così c'è stata una vera e propria corsa ai vaccini", conclude Plebani.

Un’emergenza che sembra per ora rientrata, ma l’allerta e i timori restano ai massimi livelli.

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