Coronavirus

Nella guerra alle fake news chi decide dov’è la verità?

L’ Agcom, l’Autorità garante delle comunicazioni, ha messo in atto una pressante lotta alle fake news.

Nella guerra alle fake news chi decide dov’è la verità?

L’ Agcom, l’Autorità garante delle comunicazioni, ha messo in atto una pressante lotta alle fake news. A radio, tv e web ha chiesto di «assicurare un’adeguata copertura informativa sul coronavirus» - e fino a qui benissimo - «garantendo la presenza di autorevoli esperti del mondo della scienza e della medicina così da fornire informazioni verificate efondate», pena la segnalazione degli illeciti. Volere debellare il virus delle informazioni false o non corrette, in Rete e sui social, è più che legittimo. Ma, al di là dell’appello al controllo delle fonti «non scientificamente accreditate», resta la domanda: quali sono i criteri? Chi e come decide qual è la verità scientifica? Facile denunciare le bufale di un Panzironi. Ma quando a parlare sono virologi e scienziati autorevolima che pure hanno posizione molto diverse, cosa si fa? Per giorni dueluminari dellamedicina sostenevanol’uno che siamoin presenza di una peste, l’altra di un’influenza. E quindi? Per stare nel campo della scienza: si possono anche oscurare i siti dei terrapiattisti. Però abbiamo mandato in Parlamento chi crede alle scie chimiche, e fino a ieri i no-vax avevano sui media una visibilità ben superiore alle loro credenziali scientifiche. Secondo l’Agcom andrebbero tutti disinfestati. Ma è la terapia giusta? Per più di un liberale il comunicato dell’Agcom sa di censura. Quale giornalista può giudicare se un infettivologo ha dignità - o meglio: libertà - di parola o no? Chi valuta la correttezza di un’ipotesi scientifica? L’Agcom? Gli psicologi fanno notare che l’enorme flusso di notizie sul virus crea uno stress emotivo che a sua volta - secondo studi clinici verificati - è direttamente correlato a un abbassamento delle difese immunitarie. Sembra un paradosso.

Ma non è una fake new.

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