Night Spirit, cane eroe del ponte Morandi

Morto il pastore australiano con una carriera da investigatore. Partecipò ai soccorsi di Genova

Night Spirit, cane eroe del ponte Morandi
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Night Spirit, quasi come una canzone del Boss, con quel giro di basso e la batteria che si inseguono. "Qualcuno vuole andare giù al Greasy Lake? È a circa un miglio lungo la parte buia della Route 88". Non è detto che venga proprio da lì e non ci sono prove sul suo battesimo, ma di sicuro lui aveva questa vocazione a sentire l'invisibile. Spirit in the night di Bruce Springsteen come colonna sonora. "Così abbiamo chiuso gli occhi e detto addio alla schiera degli angeli zingari, ci sentivamo così bene. Insieme ci eravamo mossi come spiriti nella notte, tutta la notte".

È sempre un po' strano raccontare la morte di un cane e chi li ama lo sa. È una questione di anni, che ti sembrano sempre troppo pochi, scivolano in fretta e non c'è modo di fermarli. Night Spirit ne aveva quattordici, un pastore australiano classico, con quegli occhi meravigliosi e il fiuto da professionista. Un cane poliziotto per incarichi speciali, da tre anni ormai in pensione, ma con una carriera da investigatore tra il porto e i caruggi di Genova, questi spazi stretti tra le colline e il mare. Se lo ricorda bene Laurence Rossi, di mestiere narcotrafficante, nascosto dove sembrava impossibile trovarlo. È latitante da anni. Night Spirit arriva con gli altri poliziotti davanti a una casa sospetta e capisce subito che c'è qualcosa che non va e inizia ad abbaiare contro un muro che secondo le planimetrie è solo un pilone di sostegno. Le carte fingono e ha ragione lui. La sua fama però è legata a altro, al rumore di una tragedia. È il 14 agosto 2018. Sono le undici e trentasei e piove come non ci fosse domani. Il ponte Morandi, arteria di Genova sul percorso della A10, autostrada che collega il Nord Italia al Sud della Francia, crolla senza vergogna. Le vittime sono quarantatré.

Sono passati sette anni da allora. Night Spirit è nel pieno delle forze e si muove ovunque, cerca, odora, sente, indica, si fa capire. Lo guida una poliziotta bionda, con gli occhiali scuri, che non è semplicemente una collega. È un legame forte, unico, di fiducia, tenerezza, empatia. "Un cane eccezionale che viveva con me da quando aveva appena 3 mesi. Abbiamo vissuto sempre insieme sul lavoro e in casa, era un vero compagno di vita. Credo che tutte le scuole di Genova lo abbiano conosciuto. Mi manca come l'aria".

Night Spirit in quei giorni ha individuato tre persone sotto le macerie. Poi si è spostato nel fiume, con una "pescaggina" di fortuna, e ne ha salvate altre tre.

C'è abbastanza per dargli una medaglia al merito. È vero che le storie dei cani trattati da eroi, umanizzati, rischiano sempre di diventare un po' stucchevoli. Qualcuno può dire che non sanno quello che fanno e sono stati addestrati per quello scopo. Sono strumenti inconsapevoli e senza coscienza. Questo significa però non conoscere i cani. No, non basta addestrarli. Non tutto si spiega con una ricompensa. È semplicemente che per fortuna non sono umani. Non ragionano come loro. Non c'è solo interesse o indifferenza. I cani tendono a prendersi cura.

C'è un legame, una vocazione, soprattutto per certi caratteri, a salvare vite o, come nel caso dei narcotrafficanti, a dannarle. Non sanno niente forse di bene e di male, ma sentono gli umani, li riconoscono, ne pesano il lato oscuro. Sono spiriti che sentono l'invisibile.

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