Cronache

Nino Cartabellotta: "Dovremmo fare come la Germania ma gli italiani farebbero la rivoluzione"

Lockdown a Natale come la Germania? Per Nino Cartabellotta di Fondazione Gimbe sarebbe auspicabile ma gli italiani non reagirebbero bene

Nino Cartabellotta: "Dovremmo fare come la Germania ma gli italiani farebbero la rivoluzione"

Da una parte c'è la Germania, fautrice della linea dura per le vacanze di Natale. Dall'altra c'è l'Italia, che cerca di aiutare l'economia riaprendo il più possibile e incentivando gli acquisti sul territorio con il cashback. Inevitabilmente, le misure approntate dal nostro governo hanno portato al caos nelle città nel primo weekend di zona gialla generalizzata, con testimonianze di assembramenti nelle strade dello shopping. Una situazione che ha fatto scattare l'allarme degli esperti, preoccupati che nel Paese ci sia la diffusa percezione di un liberi tutti, che potrebbe portare a un rapido nuovo innalzamento dei contagi. Con un'intervista a La Stampa, è Nino Cartabellotta a esporsi maggiormente, indicando il modello tedesco come quello attualmente più funzionale.

"Dovremmo fare un lockdown durante le vacanze di Natale come la Germania, ma gli italiani farebbero la rivoluzione", si riassume in queste poche parole il pensiero di Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, nonché medico e statistico. Fin dall'inizio della pandemia, la Fondazione Gimbe analizza i dati forniti dalla Protezione civile e ne trae una lettura matematica per la previsione dell'andamento delle curve epidemiologiche. Le decisioni prese dal governo negli ultimi giorni preoccupano Nino Cartabellotta: "Purtroppo non siamo pronti a misure così dure, ma serve un piano rigoroso per ridurre i contatti ed evitare che la terza ondata si innesti direttamente nella seconda". Quello a cui abbiamo assistito ieri è l'esempio di quello che non dovrebbe accadere nel pieno di una pandemia, ma è il governo ad aver incentivato gli italiani a uscire. L'istituzione delle zone gialle per far ripartire l'economia in vista del Natale e il cashback valido solo per le spese nei negozi sul territorio non sono un deterrente ma, anzi, sono uno stimolo. E nel penultimo weekend prima di Natale, il primo in zon gialla, non ci si poteva aspettare nulla di diverso. "Affidare tutto alla responsabilità individuale è un rischio che non possiamo permetterci. Paghiamo mesi di disagio e la gente non vede l'ora di uscire. Mi rendo conto sia impopolare dirlo, ma non è il momento: rischiamo una tempesta perfetta", ha affermato Nino Cartabellotta, che poi ha spiegato: "La seconda ondata è solo nella fase iniziale della discesa e davanti ci sono tre mesi d'inverno, il picco dell'influenza a fine gennaio e l'Italia tutta gialla con le festività. Anche l'arrivo del vaccino contribuisce all'idea sbagliata di imminente liberazione".

Il sistema dei colori, osannato dal governo per la sua efficacia, per il presidente della Fondazione Gimbe ha una forte limitazione nel grande peso che dà all'indice Rt: "È quello che scende per primo, e due settimane sono insufficienti per ottenere dei risultati. Così si privilegia la riapertura al rigore. L'idea per Natale è stata di limitare i movimenti nei giorni delle feste in cambio di maggiore libertà prima per aiutare le attività commerciali. Solo che zona gialla e cashback stimolano i consumi, ma anche gli assembramenti. Si potrebbe dilatare l'orario dei negozi oppure, come un tempo con le targhe alterne, pensare a delle uscite scaglionate per ordine alfabetico". Cartabellotta, poi, spiega che la discesa dei contagi è in partelegata a una riduzione del numero dei tamponi, ai quali sempre più spesso si preferiscono i test antigenici e che nel Paese c'è la falsa speranza che il vaccino riporti tutto alla normalità. "Il piano del governo non tiene conto della variabilità delle forniture, per esempio Sanofi che consegnerà in ritardo. E poi più della metà delle dosi arriverà dopo l'estate. Se entro settembre si riuscisse a vaccinare un terzo della popolazione sarebbe già un grande risultato", ha detto il medico. Cartabellotta non si esprime sulla fine dell'epidemia ma pone l'accento su un aspetto sottovalutato, per cui "al momento non conosciamo la tenuta immunitaria del vaccino oltre due mesi".

La questione tedesca tiene banco in queste ore nel dibattito italiano. La percezione, corretta, nel nostro Paese è che la Germania abbia una situazione epidemica migliore della nostra. Allora, perché loro chiudono tutto e noi apriamo? "I tedeschi hanno capito che se non si governa la sanità non si rilancia davvero l'economia. In Italia la strategia è meglio un uovo oggi che una gallina domani", ha affermato il medico con una punta di amarezza. Il discorso di Angela Merkel alla nazione, prima di annunciare il lockdown di Natale, per qualcuno è destinato a passare alla storia e per molti è il tipo di atteggiamento che è mancato alla nostra classe poltica: "Purtroppo colpisce di più un evento tragico come un terremoto che i morti giornalieri della pandemia. Personalmente penso che quest' anno il Natale sia una festa da vivere sobriamente, anche nel rispetto di chi si dovrebbe incontrare.

La verità è che le vacanze, con le scuole chiuse, sarebbero il momento ideale per un lockdown".

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