
Il ministro Carlo Nordio ha portato a casa un grande successo. La separazione delle carriere.
Ministro, contento di questo risultato?
"Sì molto. Ne scrissi la prima volta 30 anni fa, e naturalmente fui pesantemente criticato dall'Anm. Non era facile a quei tempi mantenere la barra dritta. Ora questa impresa si sta realizzando".
Ma proprio ieri la Serracchiani ha ricordato che nel 92 lei firmò contro la separazione.
"Intanto la Serracchiani dovrebbe ricordare che lei stessa firmò nel 2019 un documento favorevole alla separazione delle carriere. Per quanto mi riguarda nel '92 eravamo tra stragi e tangentopoli. Io stesso ero oggetto di attacchi da parte della politica perché avevo arrestato democristiani e socialisti, e la magistratura doveva restare compatta. Ma tre anni dopo scrissi che stavamo esagerando, e che erano necessarie riforme radicali. Il Giornale e il Corriere uscirono con un titolo in prima pagina: Il giudice Nordio si pente. Da allora, non ho più cambiato idea. E nel 1997 fui chiamato dai probiviri dell'Anm per render conto delle mie idee eretiche. Naturalmente li mandai al diavolo. Ho recuperato la corrispondenza e l'ho fatta metter nel sito del Ministero".
La separazione offrirà più garanzie all'imputato?
"Sì, perché il giudice sarà veramente terzo e imparziale, mentre oggi viene valutato nei consigli giudiziari e nel Csm anche dai Pm. Una singolarità che quando la spiego ai colleghi degli altri paesi pensano che stia scherzando. Nei casi migliori sono increduli, negli altri ci ridono dietro".
È l'attuazione dell'articolo 101 della Costituzione?
"Sull'autonomia e l'indipendenza dei Pm non cambia assolutamente nulla. Del resto sarebbe assurdo che un ministro che è stato Pm per quasi 40 anni, proprio per essere indipendente, volesse sottoporre questo organo al potere politico".
Ce la farà la maggioranza a vincere il referendum?
"Penso di sì. Comunque auspico che il dibattito avvenga in termini pacati, senza slogan, senza toni apocalittici, e soprattutto senza coinvolgere il governo e la stessa magistratura. Se si andasse alla guerra, cosa che non voglio nemmeno immaginare, sarebbe una sconfitta per tutti, anche per i vincitori".
Quali altre riforme della giustizia sono urgenti?
"Occorre cambiare molto del codice di procedura penale: soprattutto sulla carcerazione preventiva, perché oggi una buona parte dei detenuti in attesa di giudizio poi viene assolta, o condannata a una pena sospesa. E poi c'è la responsabilità delle forze dell'ordine e dei medici, la tutela della privacy e tanto altro. Lavoreremo molto nei prossimi due anni".
È vero che state pensando di abolire la possibilità per l'accusa di ricorrere in appello?
"Il ricorso è ovviamente del tutto legittimo. È la legge che va cambiata. Quando una persona viene assolta con formula piena, l'unico motivo di impugnazione può essere una evidente violazione di legge. Ma allora bisogna rifare ex novo il dibattimento. Non si può giudicare sulla base di un processo che si ritiene viziato".
L'opposizione vi accusa di avere aumentato il numero dei reati. Dice che questo non è garantismo.
"Garantismo significa due cose: attuazione della presunzione di innocenza, e quindi meno carcerazione preventiva, e certezza della pena, cioè la sua esecuzione effettiva, non necessariamente in carcere. I nuovi reati colmano vuoti di tutela per comportamenti inediti, come le truffe informatiche, le occupazioni abusive di case, o i rave party che, peraltro con la nuova legge sono cessati, e per i quali non è entrato in prigione nessuno, Ma quando abbiamo abolito l'abuso di ufficio, che intasava gli uffici giudiziari, e paralizzava la pubblica amministrazione, l'opposizione ha fatto un fuoco di sbarramento".
Affare Sala. L'ex sindaco Albertini si stupisce che lei sia vicino al partito (Fdi) nel quale molti esponenti chiedono le dimissioni del sindaco.
"Con Albertini siamo amici e c'è una grande stima reciproca. Forse non aveva letto che sin dal primo momento ho dichiarato che le dimissioni di Sala erano fuori discussione. Un'informazione di garanzia non significa, nulla, altrimenti ci metteremmo nelle mani delle procure. Per Fdi ha parlato nello stesso tenore la presidente Meloni. Altra cosa è il giudizio sulla efficacia della sua amministrazione. Ma su questo non so dire nulla, io vivo a Treviso".
Decine di migliaia di persone in custodia cautelare non sono troppe?
"Sì, per questo bisogna limitare la carcerazione preventiva. A parte il dolore delle vittime, questi errori costano allo Stato decine di milioni. E bisogna intervenire sul codice per evitare processi inutili. La legge Cartabia ha già fatto qualcosa. Ma se non fosse sufficiente bisognerà fare di più".
Le sentenze dei magistrati stanno bloccando ogni politica di contrasto all'immigrazione clandestina. C'è una via d'uscita?
"Questa via d'uscita può darla solo una politica e una legislazione unitaria europea. Siamo molto contenti che molti paesi, che magari un tempo ci criticavano, ora si stiano allineando con noi".
Le riforme della giustizia fermeranno lo scontro tra politica e magistratura?
"Io spero che la magistratura si renda conto che la schiacciante maggioranza con la
quale le riforme sono state approvate in Parlamento significa che gli italiani le condividono. Accettato questo principio, abbandonati i toni polemici e apocalittici, possiamo collaborare. E io lo auspico con tutto il cuore".