Sostenendo che la Tav Torino-Lione non serve e aggiungendo che lo dirà a Macron (che non è proprio suo fratello) Luigi Di Maio ha fatto un clamoroso autogol. Senza la tratta di Tav che collegherà l'Italia alla parte francese già pronta, Piemonte e Liguria (già in declino) rischiano di non risalire la china. Anche il Veneto ne soffrirebbe. Infatti la tratta di Tav da Trieste al Baden Württemberg, che ha come epicentro Stoccarda e che sfiora la Baviera, non avrebbe più convenienza. Questa tratta interessa la Francia e la Spagna, in particolare le industrie della regione Alvernia, del Rodano-Alpi e della Catalogna per lo sviluppo verso est della loro economia, sino ad ora troppo incentrata sulla Germania e sul nord-ovest dell'Europa. La Liguria, la regione del triangolo industriale che ha subito di più il declino dell'economia dall'entrata in funzione dell'euro, ha un bisogno assoluto del completamento della Tav perché ha bisogno di alimentare il triangolo industriale verso Torino e Milano, il nord-est e l'Europa con il suo porto Genova-Savona, che ora gode del vantaggio dovuto al raddoppio del canale di Suez che fa affluire al Mediterraneo il traffico navale asiatico.
L'Italia nel 2016 ha un Pil del 6,8% inferiore a quello del 2007 e dello 0,6 minore di quello del 2001. Il Piemonte nel 2016 ha un Pil del 10% minore di quello del 2007, l'anno di massima espansione del ciclo economico e del 4,3% rispetto al 2001. Peggio ancora la Liguria che nel 2016 arretra del 12,5% sul 2007 e del 10,3% sul 2001. Il Veneto nel 2016 ha perso 6,2 punti di Pil rispetto al 2007 e la sua crescita sul 2001 risulta così solo dello 1,9%. Anche la Lombardia nel 2016 ha un calo (sia pure modesto, dell'1,3%) sul 2007. Così nei quindici anni dalla adozione della moneta unica essa registra solo un aumento del Pil dello 0,3 annuo.
Per capire che cosa significhi tutto ciò, bisogna tenere presente che la popolazione italiana nel 2016 è il 6% in più che nel 2001, essendo passata da 57 a 60 milioni, per effetto dei massicci flussi immigratori. Ciò significa che la Lombardia rispetto al 2001 registra una riduzione del Pil pro capite di -0,3%, il Piemonte del 10,3, la Liguria del 16,6, il Veneto del 3,9%, l'Emilia-Romagna dello 0,6 e l'Italia - di conseguenza - del 6,6%, dato che è il nord che la traina. Certo, la Tav non è risolutiva, neppure per l'asse Genova-Torino, per il quale occorrono varie opere per valorizzare la spinta che può dare il porto di Genova e per irrobustire la convenienza di spingere la Tav sempre più a est, sino alle porte della Russia. Ciò per realizzare la nuova Via della seta, su cui i cinesi puntano moltissimo: che consiste nell'arrivare in Europa tramite i porti del Mediterraneo (in particolare Genova, ma anche Marsiglia) e da qui espandersi nelle varie direzioni. Così, se si blocca o ritarda ancora questa grande opera, si genera un grave vulnus alla rivitalizzazione del triangolo industriale, all'economia triveneta e dell'Emilia-Romagna.
Questo farebbe inaridire la fonte per gli aiuti del nord di Italia al sud e per il reddito di cittadinanza, con la cui promessa il partito di Di Maio ha ottenuto tanti voti.
Sicché il blocco o il freno alla Tav è come la puntura dello scorpione alla rana sulle cui spalle veniva traghettato all'altra sponda dello stagno. La rana è affogata e lo scorpione, che non sapeva nuotare, ha fatto la stessa fine. Purtroppo, in questo caso, ci andrebbe di mezzo l'Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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